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Cardiologia (Comunicati stampa - 2011-08-31 09:38:25)

Ictus: edoxaban nella prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale

Tattamento per i pazienti con fibrillazione atriale con anticoagulanti orali di ultima generazione, fra i quali edoxaban, appena lanciato in Giappone.

“Tradurre i recenti progressi scientifici in reali risultati terapeutici per i pazienti con fibrillazione atriale sottoposti ad anticoagulazione è una delle sfide chiave per ricercatori e clinici impegnati nel settore cardiovascolare”.

A indicare la strada prossima ventura della ricerca e della pratica clinica per il trattamento della fibrillazione atriale (FA) è il prof. José Luis Zamorano (Direttore dell’Istituto Cardiovascolare di Madrid), intervenuto al Congresso 2011 della Società Europea di Cardiologia in corso a Parigi. La FA colpisce circa il 2% della popolazione, con una prevalenza stimata in considerevole crescita per i prossimi decenni a causa dell’invecchiamento della popolazione. “Le attuali Linee Guida ESC per la gestione dei pazienti con FA – continua Zamorano – lasciano ancora una serie di bisogni insoddisfatti nelle strategie correnti di terapia anticoagulante orale. Gli antagonisti della vitamina K e le eparine costituiscono gli attuali standard di cura ma vengono sotto utilizzati per la prevenzione dell’ictus a causa di una serie di complessità legate alla somministrazione, quali una finestra terapeutica stretta, la necessità di un monitoraggio continuo e il rischio di sanguinamento ed emorragie”.

I nuovi anticoagulanti orali offrono vantaggi significativi per via della facilità di impiego quali: l’assenza di monitoraggio continuo e la flessibilità dei dosaggi con conseguente possibile miglioramento della compliance del paziente. Fra gli anticoagulanti di ultima generazione Daiichi Sankyo ha sviluppato edoxaban, inibitore orale diretto del fattore Xa, in monosomministrazione giornaliera, con l’obiettivo di ottimizzare l’equilibrio fra prevenzione degli eventi trombotici ed effetti collaterali (quali il sanguinamento maggiore), venendo incontro alle difficoltà con cui si confrontano quotidianamente i medici nella gestione dei pazienti con FA.

Edoxaban è stato lanciato lo scorso luglio per la prima volta in Giappone (LIXIANA®) per la profilassi delle tromboembolie venose (VTE) nei pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica (OS), in particolare artroplastica totale di ginocchio, artroplastica totale di anca e chirurgia per frattura d’anca. “Edoxaban – ha ricordato Satoshi Kunitada, direttore del settore Sviluppo di Daiichi Sankyo a livello mondiale e scopritore della molecola – inibisce in modo specifico, reversibile e diretto il Fattore Xa, un fattore della coagulazione presente nel sangue.

Il programma di sviluppo clinico globale di edoxaban, tuttora in corso, è focalizzato su indicazioni che comprendono la prevenzione dell’ictus e degli eventi embolici sistemici (SEE) nei pazienti con FA e il trattamento e la prevenzione delle VTE ricorrenti. Questo programma di sviluppo include lo studio ENGAGE AF-TIMI 48 (ad oggi il più grande studio randomizzato, in doppio cieco, multinazionale sulla FA con l’arruolamento di oltre 21.000 pazienti) e lo studio HOKUSAI VTE (il più grande studio singolo di Fase III, randomizzato, in doppio cieco, multinazionale, sul trattamento e la prevenzione della VTE ricorrenti)”.

“La terapia anticoagulante ottimale richiede un delicato equilibrio – sottolinea il prof. Robert Giugliano, docente di Medicina alla Harvard Medical School di Boston – tra il risultato desiderato (prevenzione della trombosi) e i risultati indesiderati (sanguinamento maggiore). Nonostante la necessità di un dosaggio flessibile per soddisfare i bisogni del più ampio spettro di pazienti, i nuovi farmaci vengono spesso testati come singolo dosaggio scegliendo quello più efficace ed abbastanza tollerato.

Edoxaban è l’unica molecola della nuova classe degli inibitori del Fattore Xa che viene studiata per la FA in due differenti dosaggi nell’ambito di ENGAGE AF-TIMI 48”. Lo studio è stato disegnato per consentire una specifica riduzione del dosaggio in qualunque momento a beneficio di quei pazienti potenzialmente esposti a un rischio specifico di sanguinamento. L’endpoint primario di efficacia di ENGAGE AF-TIMI 48 è l’outcome clinico composito costituito da ictus ed eventi embolici sistemici; l’endpoint primario di sicurezza è l’incidenza di sanguinamento maggiore e di sanguinamento non maggiore ma clinicamente rilevante.
“L’auspicio – conclude Giugliano - è che il disegno unico di questo studio clinico possa rispondere al quesito sul come raggiungere un equilibrio ottimale tra efficacia e sicurezza per un ampio spettro di pazienti affetti da FA”.

Fonte: Ufficio Stampa Ketchum