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Ortopedia (Articoli - 2012-01-19 16:01:29)

Sindrome del tunnel cubitale, prevenzione, sintomi e cure

Oltre la sindrome del tunnel carpale, più conosciuta, c'e' anche il gomito del telefonista ovvero la sindrome del tunnel cubitale.

Se amate le lunghe conversazioni al cellulare, e siete smartphone-dipendenti, fate attenzione: quel gesto così naturale di tenere il gomito flesso per telefonare con il cellulare può provocare l’infiammazione del tunnel cubitale. Il risultato della lunga telefonata? Avrete difficoltà nello svolgere azioni semplici come aprire un barattolo o chiudere il palmo della mano.

A cura di Andrea Cacia

CHANGING HAND: PREVENZIONE A COSTO ZERO
Non solo un problema degli amanti della conversazione telefonica ma anche di musicisti, in particolare di chi suona il flauto traverso, saxofono, violino e pianoforte. Si tratta della sindrome del tunnel cubitale, l’infiammazione del canale che si trova nel gomito attraverso cui passa il nervo ulnare. Come afferma Leon Benson, chirurgo editore per il The Journal of Bone and Joint Surgery e membro della American Academy of Orthopaedic Surgeons – AAOS, la causa principale è la continua sollecitazione del nervo ulnare dovuta alla sua trazione o compressione. Tra le patologie che possono influenzarla le arteriti (vasculiti – infiammazioni delle arterie) oppure eventi traumatici ma soprattutto la posizione scorretta mantenuta durante il sonno, per lungo tempo, oppure leggere un libro distesi sul letto in posizione supina, tenere il telefono sempre con la stessa mano o suonare a lungo uno strumento che richiede posizione fissa degli arti superiori. Secondo Leon Benson la prevenzione della sindrome è semplice: basta cambiare di mano il telefono durante le lunghe conversazioni telefoniche.

CHI COLPISCE E QUALI SONO I SINTOMI?
La sindrome colpisce maggiormente gli uomini di mezz’età che spesso si accorgono del problema dopo un controllo in seguito a una frattura, una lussazione o una tendinite che può essere la causa dalla sindrome.
Si manifesta con dolore al gomito, parestesie (mancanza di sensibilità al palmo della mano, all’anulare e al mignolo), ipostenia (mancanza di forza ai muscoli della mano) e stringere un oggetto o svitare il tappo di una bottiglia, per esempio, può diventare un gesto davvero difficile.

COME IDENTIFICARLO E CURARLO?
Durante la visita il medico esercita una pressione con le dita sul nervo ulnare: nella fase iniziale della sindrome, il paziente avverte una scossa elettrica che dall’avambraccio arriva fino al mignolo. In fase più avanzata il paziente può presentare paralisi croniche come “la mano ad artiglio” in cui le ultime due dita sono fisse in posizione semi-flessa. L’elettromiografia, che misura la capacità del nervo di condurre gli stimoli elettrici, è l’esame più indicato per la diagnosi. Il trattamento iniziale, prima di rivolgersi alla chirurgia, è quasi sempre di tipo conservativo: farmaci antiinfiammatori, oppure immobilizzare il gomito con tutori quando il paziente dorme, oppure far appoggiare il gomito su superfici morbide come i cuscini durante il giorno. Nei casi più lievi infatti è sufficiente sospendere le attività che gravano sul nervo, mentre nei casi più seri, che presentano dolori frequenti anche di notte, si rende necessario intervenire chirurgicamente. Dopo l’intervento il gomito viene immobilizzato per un periodo di tre settimane con una stecca di gesso che comprende braccio, avambraccio e polso.




L’INTERVENTO CHIRURGICO
In anestesia generale o loco-regionale (il paziente è sveglio ma non sente dolore al braccio), si procede recidendo le strutture a livello di gomito soggette a compressione del nervo, decomprimendolo e lasciandolo nello stesso posto nei casi lievi, in quelli più gravi viene portato il nervo davanti al gomito sotto pelle o all’interno del muscolo. Si applica poi un drenaggio per un paio di giorni. Il paziente viene dimesso il giorno dell’intervento e dovrà mantenere il braccio in posizione elevata per alcuni giorni. Il decorso è di una settimana mentre i punti vengono tolti dopo due settimane.

Fonte: Dr.ssa Liana Zorzi di Orthopedika.it