MedicinaOltre.com PATOLOGIE    DIZIONARIO MEDICO     CONTATTI     PUBBLICITA'    CREDITS     HOME 
MedicinaOltre - guida pratica per la famiglia
TUTTI GLI ARTICOLI:
RICERCA SU TUTTO IL SITO:

RICERCA ARTICOLI







Medicina di base (Comunicato Stampa - 2017-06-19 10:15:41)

Ipertensione arteriosa, più grave di fumo e inquinamento, le regole della prevenzione

Il 50% dei pazienti sospende la cura dopo un'anno...
L’ipertensione arteriosa è un problema che interessa un adulto europeo su tre. E il numero degli ipertesi è destinato a crescere a causa dell’invecchiamento generale della popolazione. Anche se, almeno nelle fasi iniziali, non può essere considerata una vera malattia, l’ipertensione è il più frequente e principale fattore di rischio per le patologie cardiovascolari che rappresentano la prima causa di morte in tutto il Vecchio Continente. I medici hanno a disposizione farmaci efficaci e ben tollerati, ma purtroppo circa il 50% dei pazienti sospende la cura dopo un anno dalla prescrizione, rinunciando di fatto a un controllo appropriato e continuo della pressione. Sono questi alcuni dei dati che emergono dal 27° Congresso della Società Europea dell’Ipertensione (ESH) che si apre oggi a Milano e che vede la partecipazione di oltre 3.000 specialisti provenienti da 34 Paesi. “L’ipertensione arteriosa è la causa prima di mortalità in tutto il mondo - spiega il prof. Enrico Agabiti Rosei Presidente della ESH -. È il fattore di rischio più importante e come causa di eventi fatali e non fatali ha superato altri fattori di rischio, come il fumo di tabacco e l’inquinamento atmosferico. Ma è non di rado sottovalutata dai pazienti e, talvolta, anche dai medici. L’inizio del trattamento viene effettuato di solito quando ancora non sono presenti sintomi, e questo è uno dei possibili motivi della scarsa aderenza alla terapia. Inoltre molti pazienti ritengono erroneamente che una volta normalizzata la pressione si possa sospendere la cura. In Europa si spendono ogni anno circa 200 miliardi per il trattamento delle malattie cardiovascolari che in gran parte sono correlate all’ipertensione. Tutto questo sta avvenendo nonostante i grandi successi che sono stati ottenuti grazie alla ricerca medico-scientifica”. In Italia sappiamo quando vengono presi i medicinali contro l’ipertensione perché il farmacista deve registrare il farmaco che fornisce al paziente dietro prescrizione medica. Dai dati amministrativi della Regione Lombardia risulta che circa il 40% dei pazienti ipertesi dopo la diagnosi non ripete la prima somministrazione del farmaco. “Questo significa che o la diagnosi della malattia era errata oppure la terapia non viene regolarmente assunta - aggiunge il prof. Giuseppe Mancia Presidente dell’ESH Meeting di Milano -. Questo fenomeno provoca anche un grande spreco di denaro e risorse per l’intera collettività. È stato calcolato che solo in Lombardia 2 milioni e mezzo di euro l’anno potrebbero essere risparmiati. Inoltre la mancata aderenza comporta un incremento dell’incidenza delle patologie cardiovascolari e quindi anche maggiori ospedalizzazioni e conseguenti costi”. Al Congresso di Milano gli specialisti si confrontano su come incrementare l’aderenza alle cure da parte dei pazienti europei. “La semplificazione della terapia con l’impiego di associazioni di farmaci in un’unica pillola è un’ottima soluzione - aggiunge Agabiti Rosei -. L’ipertensione è un problema più frequente nella terza età e in Italia un paziente su due dopo i 65 anni è iperteso. Si tratta di malati spesso con altre patologie e che quindi sono costretti ad assumere più compresse contemporaneamente. Un ulteriore aiuto può arrivare dall’uso delle nuove tecnologie, dai dispositivi elettronici e dalla telemedicina, che possono aiutare a incentivare i pazienti ad assumere regolarmente la cura”.

L’incidenza di ipertensione arteriosa è in aumento in tutta Europa (e anche nel nostro Paese). Interessa un cittadino su tre del Vecchio Continente e la prevalenza è destinata ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione. In Italia colpisce in media il 33% degli uomini e il 31% delle donne. “È un disturbo cardiovascolare fortemente eterogeneo e che può essere causato da diversi fattori - aggiunge la prof.ssa Dame Anna Dominiczak Past President dell’ESH -. Uno di questi è l’ereditarietà e infatti fino al 50% dei pazienti presenta almeno un parente con lo stesso problema.

Sono allo studio test genetici e nuovi biomarcatori per diagnosi sempre più precoci per la prevenzione della malattia attiva e per trattamenti più personalizzati. Stiamo elaborando nuove Linee Guida che devono tenere conto sia della scarsa aderenza alla terapia da parte dei pazienti che della medicina cosiddetta di precisione”. “L’ESH è da anni impegnata non solo nella promozione di progetti di ricerca ma anche in iniziative rivolte alla popolazione e all’intera comunità medica - conclude il prof. Konstantinos Tsioufis Segretario dell’ESH -. Stiamo organizzando programmi per dare una nuova forma alla gestione dell’ipertensione. Interventi sullo stile di vita nei pazienti, campagne educazionali sullo stato del rischio cardiovascolare sono gli ‘strumenti di oggi’ e i medici dovrebbero essere aggiornati per poterli utilizzare e aprire la strada verso una globale riduzione dell’ipertensione”.

LE REGOLE DELLA PREVENZIONE

L’ipertensione arteriosa non è una malattia di per sé ma aumenta il rischio di essere colpiti da ictus cerebrale, infarto miocardico, insufficienza renale e altre patologie. Un elevato numero di malattie cardiovascolari può essere evitato o ritardato con appropriati stili di vita ed interventi di prevenzione. Ecco alcune regole fondamentali per rimanere in salute:


1. Non fumare. Il fumo, dopo l’età, è il fattore più importante dell’aumento del rischio cardiovascolare

2. Ridurre il peso: chi è obeso o in sovrappeso deve dimagrire fino a raggiungere il peso ideale. La riduzione del peso va prevista per le persone con Indice di Massa Corporea (IMC) o Body Mass Index (BMI) superiore a 25; per ottenere un effetto anti-ipertensivo la riduzione deve essere di circa il 10% del peso di base. (Esempio: se una persona pesa 100 chili, la riduzione del peso di 10 chili già consente di ottenere una riduzione della pressione sistolica intorno ai 5-7mmHg)

3. Limitare il consumo di bevande alcoliche. Sono permessi due bicchieri di vino ai pasti (la metà nelle donne). Attenzione ai superalcolici: contengono più etanolo e la quantità consentita è quindi ridotta. I pazienti ipertesi devono essere avvisati di non superare il consumo a 20-30 g di etanolo al giorno (uomini) e a 10-20 g di etanolo al giorno (donne)

4. Ridurre il consumo di sale (al massimo 6 g di sodio al giorno). Riducendo l’assunzione giornaliera di sodio da 10.5 g a 4.7-5.8 g si può abbassare la pressione arteriosa di almeno 4-6 mmHg

5. Svolgere regolarmente attività fisica: 30-40 minuti di attività aerobica (corsa, nuoto, jogging, camminata a passo veloce) almeno cinque volte la settimana sono in grado di abbassare la pressione. La pressione sistolica può essere abbassata di 4-8 mmHg con l’abitudine a un moderato esercizio fisico

6. Mangiare più frutta e verdura e meno grassi di origine animale

7. Controllare la glicemia che deve essere inferiore a 100 mg/dl

8. Controllare la colesterolemia che deve essere inferiore a 200 mg/dl nelle persone a rischio più basso e inferiore a 160-130 mg/dl nelle persone a rischio elevato o molto elevato (colesterolo LDL <100 mg/dl e <70 mg/dl rispettivamente)

9. Per chi è già in trattamento con uno o più farmaci, la regolarità della cura è fondamentale. Bisogna evitare di interrompere la terapia o di modificarla senza il consiglio del medico curante.

Fonte: Ufficio stampa Intermedia