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Medicina di base (Comunicato Stampa - 2017-10-25 11:37:21)

HIV: la minaccia viene dall'Est? Pro e contro dei nuovi strumenti: Prep e test salivale

Attenzione alla Prep: uno strumento utile contro l'HIV ma inefficace nei confronti delle altre malattie infettive.
"Purtroppo l'entità del finanziamento pubblico per la ricerca è pari allo zero. I passi in avanti che si stanno facendo sono dovuti solo al contributo di privati - accusa la Prof.ssa Antonella D'Arminio Monforte, Presidente del Congresso EACS

È stato stimato che il numero annuale delle nuove infezioni in Italia non sarebbe inferiore a quello delle nuove diagnosi di infezione, che sono rimaste stabilmente 3500-4000 per anno. In attesa dei dati aggiornati al 2016, varie evidenze confermano un che i giovani maschi che fanno sesso con maschi pagano un rilevante tributo alla malattia, che rende necessari interventi di prevenzione mirati.

L'APPUNTAMENTO - La 16th European AIDS Conference, che si apre oggi a Milano, sino al 27 ottobre, è un’importante occasione per sottolineare la necessità di riservare a HIV-AIDS, in Italia e nel mondo, l’attenzione egli interventi necessari. Per la seconda volta a Milano, a sottolineare il ruolo di questa città, la più colpita in Italia dall’epidemia, nella lotta contro l’AIDS anche sul piano scientifico, il congresso vede la partecipazione di delegazioni di ricercatori e clinici da tutta Europa e da molti Paesi extraeuropei. Vari qualificati contributi scientifici verranno presentati da Soci di SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali,
Il congresso Europeo cade negli stessi giorni in cui il Piano Nazionale per l'AIDS predisposto dal Ministero della Salute viene discusso ed auspicabilmente licenziato nella Conferenza Stato-Regioni.

LA SITUAZIONE IN EUROPA - Il numero di nuove infezioni è molto costante, ma i flussi migratori potrebbero nuovamente provocare un aumento di casi. Nell'Europa dell'Est c'è un'epidemia "deflagrante" soprattutto legata alla tossicodipendenza: Russia in primo luogo, ma anche Romania, Bulgaria e Ucraina, presentano un tasso elevatissimo di tossicodipendenti per via endovenosa. Questi sono i primi responsabili del propagarsi dell'infezione nel Vecchio Continente. Discorso più contenuto per l'Europa dell'Ovest, dove la prima causa dell'infezione sono i maschi che fanno sesso con maschi.

IL CONTRIBUTO DELL'ITALIA, TRA FONDI E RICERCA - "Purtroppo l'entità del finanziamento pubblico per la ricerca è pari allo zero. I passi in avanti che si stanno facendo sono dovuti solo al contributo di privati - accusa la Prof.ssa Antonella D'Arminio Monforte, Presidente del Congresso EACS e Direttore della Clinica Malattie Infettive e Tropicali del dipartimento di Scienza della salute dell'ASST-Polo universitario Santi Paolo e Carlo di Milano - Eppure i ricercatori italiani, molto spesso collocati professionalmente all'Estero, offrono un preziosissimo contributo alla ricerca mondiale. Purtroppo in Italia si pensa che l'AIDS non faccia più morti, che non sia più notizia. E ci si sbaglia".

I NUOVI STRUMENTI DELLA LOTTA CONTRO L'HIV: PREP E TEST SALIVALE - Arriva anche in Italia la Prep, profilassi pre-esposizione, un intervento farmacologico preventivo utile a evitare un contagio nelle persone ad alto rischio. In Europa il farmaco per metterla in campo c'è, ma in Italia l'acquisto è possibile solo online. Una opportunità che, talvolta, si può tradurre in ulteriore rischio, quando questo strumento lo si usa in maniera non congrua.

"E' chiaro che l'incognita dello status infettivologico del partner - spiega il Prof. Giovanni Di Perri, Professore Ordinario di malattie Infettive, Università degli Studi di Torino, e consigliere SIMIT - è qualcosa che ognuno affronta come ritiene meglio opportuno. Ma proteggersi dall'HIV non significa che non si possano acquisire altri virus, come quelli della sifilide e della gonorrea. Quello della Prep è un territorio poco sviluppato in Italia, ma sta prendendo sempre più piede. Occorre però una maggiore informazione, perché non può sostituire il preservativo in fatto di annullamento del rischio dalle malattie infettive".

Un ultimo appunto anche sul test salivale: i risultati sono molto vicini a quelli prodotti dal test ematico. E' uno strumento considerato sicuramente valido, ma gli specialisti consigliano comunque di effettuare il test tramite prelievo di sangue.

HIV E HCV - Per i pazienti coinfetti HIV e HCV esiste la grande opportunità dell’eliminazione di HCV attraverso i nuovi farmaci ad azione diretta contro questo virus, che garantiscono il risultato in più del 95% dei trattati. Inoltre, questi farmaci, che possono essere assunti insieme alla terapia antiretrovirale, hanno una tossicità assolutamente trascurabile se non assente.

"Uno degli impegni fondamentali di SIMIT per i prossimi due anni - dichiara il Prof. Massimo Galli, nuovo presidente della Società - sarà associarsi e fare sistema con tutte le agenzie pubbliche e private che si stanno occupando del problema e con le fondazioni come Fondazione Icona che ha un progetto specifico su questo, al fine di arrivare al risultato massimo possibile nell’intero paese e di riuscire nell’arco del triennio di arrivare a poter dire che l’infezione di HCV in HIV è eliminata".

HIV: IN ARRIVO IL PIANO NAZIONALE. LE NOVITÀ SULLA TERAPIA E SUL VACCINO. I DATI IN ITALIA E IL PROBLEMA "SOMMERSO" TRA GLI ETEROSESSUALI

3444 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti. L'incidenza più elevata è quella in Lombardia e Lazio.  L’incidenza più alta è stata osservata nella fascia d’età 25-29 anni (15,4 nuovi casi ogni 100.000 residenti).
Per merito della terapia, che non guarisce, ma impedisce alla malattia di progredire, l'HIV fa oggi meno paura. Ma ancora una volta è necessario ripetere che non bisogna abbassare la guardia. La trasmissione dell’infezione non si è arrestata: superata la fase drammatica in cui lo scambio di siringhe tra tossicodipendenti totalizzava ogni anno migliaia di nuove infezioni (il fenomeno si è oggi molto ridimensionato in Italia, persistendo solo marginalmente) HIV continua ad essere trasmesso soprattutto per via sessuale.
Il numero delle nuove infezioni per anno non è ovviamente definibile, perché in gran parte dei casi vengono diagnosticate molto tempo dopo. Più del 30% delle nuove diagnosi di infezione da HIV del 2015 sono state effettuate in persone che presentavano già i sintomi di un’infezione vecchia di anni. È stato stimato che il numero annuale delle nuove infezioni in Italia non sarebbe inferiore a quello delle nuove diagnosi di infezione, che sono rimaste stabilmente 3500-4000 per anno. In attesa dei dati aggiornati al 2016, varie evidenze confermano un che i giovani maschi che fanno sesso con maschi pagano un rilevante tributo alla malattia, che rende necessari interventi di prevenzione mirati.
Intanto, da venti anni a questa parte, le caratteristiche delle persone che vivono con l’infezione da HIV sono profondamente cambiate. Il numero delle persone in trattamento antiretrovirale in Italia è giunto a sfiorare le 100.000 unità. La terapia a consentito a molti di invecchiare, tanto che l’età media de pazienti italiani che frequentano gli ambulatori dei centri di malattie infettive si è approssimata ai 50 anni o spesso li ha superati. Indagini recenti dimostrano che la maggioranza di queste persone svolge un’attività lavorativa e professionale del tutto regolare. Persiste tuttavia una in una buona parte dei casi con importante disagio sociale e rilevanti fragilità,per cui è difficile seguire le cure e rimanere in contatto con i centri di assistenza.

L VACCINO - Prosegue la strada alla ricerca della soluzione definitiva per combattere l'HIV, il vaccino. Ma, nonostante le varie speranze alimentate negli ultimi anni da media e da grandi dichiarazioni, la soluzione appare ancora lontana. "La pretesa non è quella di un vaccino in senso stretto, ma forse quella di un prodotto che possa coadiuvare e alleggerire la terapia. Il vaccino vero e proprio rimane lontano come lo è stato in tutti questi anni - spiega il Prof. Giovanni Di Perri, Professore Ordinario di malattie Infettive, Università degli Studi di Torino, e consigliere SIMIT - Quando si parla di malattie da infezioni che non lasciano una immunità protettiva, non è facile trovare la soluzione. Parliamo quindi non solo di Hiv, ma anche di malaria, tubercolosi e tante altre patologie. Qualcosa è stato fatto, ma senza mai raggiungere appieno l’obiettivo".
Anche la terapia è oggi meno difficile da sostenere e più semplice da assumere. "I farmaci sono molto meno tossici rispetto al passato - conclude il Prof. Di Perri - e permetteranno di andare avanti nel tempo senza scatenare tutti quei danni che molecole più vecchie producevano. Si potranno ridurre sempre più, in chi ha un assetto immunitario virologico ottimale, il numero dei farmaci, che potranno in futuro essere iniettati addirittura una volta al mese. E forse, in seguito, se si confermassero alcune possibilità teoriche, anche una volta all'anno".
LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA - La Lombardia detiene il triste primato del più alto numero complessivo di casi di Hiv tra le regioni italiane. In base agli ultimi dati disponibili, circa 1/3 dei casi totali italiani (circa 23mila) sono stati diagnosticati in Lombardia, metà dei quali nell’area metropolitana di Milano. Ma il capoluogo lombardo nel 2015 deteneva anche il primato di maggior numero di nuove infezioni da HIV, sei per 100mila abitanti italiani e 20 per 100mila abitanti stranieri.
"Spesso vengono ricoverate per patologie riconducibili all'AIDS, quindi questo vuol dire che il virus l'hanno acquisito anni prima - spiega la Prof.ssa Antonella D'Arminio Monforte, Direttore della Clinica Malattie Infettive e Tropicali del dipartimento di Scienza della salute dell'ASST-Polo universitario Santi Paolo e Carlo di Milano – Anche in Lombardia, come nel resto d'Italia., sono frequenti le diagnosi tardive. Ed è difficile identificare il sommerso. Va però sottolineato che molto del sommerso è probabilmente costituito da persone che non hanno attribuito un rischio reale a rapporti eterosessuali avuti in passato. Si tratta di persone ora sulla cinquantina, spesso donne, non si sono mai poste il problema del test in quanto non si percepivano a rischio. Inoltre, l’uso di sostanze che rendono i soggetti più disinibiti e, quindi, meno attenti alle precauzioni continua a rappresentare un fattore che espone a maggior rischio di infezione, specie in contesti ove si pratica sesso promiscuo ".

Fonte: Studio Diessecom