Usura dentale
Diverse sono le cause che inducono all’usura dei denti conoscerle é un fattore preventivo.
Diverse sono le cause che inducono all’usura dei denti conoscerle é un fattore preventivo. La visita dal dentista puó aiutare a modificare cattive abitudini e tenere sotto controllo il fenomeno permettendo una prognosi precisa.
Parliamone
Da qualche anno e con sempre maggior frequenza riscontriamo nelle bocche dei pazienti un incremento dell’usura dei denti e quando comunichiamo questa informazione otteniamo differenti risposte: molte persone infatti sono consapevoli del problema, mentre c’é chi rimane sorpreso, talora stupito; non tutti infatti provano disturbi o sensibilitá associati all’ usura dentale che spesso é totalmente asintomatica.
Di fronte poi alle domande di chiarimento che ci pongono molti pazienti non é facile rispondere in modo semplice e completo durante la visita; peraltro non é stato scritto molto sull’usura dentale, né esiste una grande mole di ricerca sulle sue cause ed effetti nel tempo. Un recente articolo di B.C.N. Smith pubblicato sul J.P.D. (ottobre ‘97) che riporta i risultati di alcune ricerche condotte in Inghilterra negli ultimi anni 90, si presenta particolarmente interessante per la chiarezza e la significativitá del materiale.
Gli autori sottolineano come sotto il termine generico di usura dentale vadano compresi almeno tre fenomeni diversi e distinguibili per causa e modalitá di sviluppo: quello prodotto dall’erosione da parte di sostanze acide, quello causato dall’attrito dei denti fra di loro, e quello provocato dall’abrasione sui denti da parte di corpi estranei.
Quest’ultima modalitá, oltre che specifica di alcune professioni e tipica di chi fa un uso improprio di alcuni oggetti (penne, pipa) ma in particolar modo degli strumenti da igiene dentale, primo fra tutti dello spazzolino che, se mal utilizzato, costituisce la causa principale delle usure dei colletti e della conseguente sensibilitá.
Meno noto, ma assai importante per incidenza statistica é il fenomeno dell’erosione prodotta da sostanze acide: se appare infatti dalla ricerca che ben il 5.73% di superfici dentali complessivamente si presentano usurate in modo definito "inaccettabile" giá nella fascia di popolazione che va dai 15 ai 26 anni, esistono addirittura dei picchi statistici fino al 25/30% di giovani fra gli 11 e i 15 anni che presentano erosioni dello smalto a livello degli incisivi superiori tipiche dell’azione di sostanze acide.
Questi dati si applicano principalmente a tre tipi di soggetti: coloro che sono affetti da bulimia nervosa e anoressia, le persone che soffrono anche in modo non manifesto di disturbi del riflusso gastro-esofageo e chi eccede nel consumo di sostanze alimentari acide; fra queste sono di uso comune i succhi di frutta, le bevande gassate dolci, agrumi, aceto ed anche alcuni farmaci masticabili come le tavolette di vitamina C. Cofattori interessati allo sviluppo del fenomeno erosivo sono la capacitá tamponante della saliva e l’effetto di alcuni medicinali, come diuretici e antidepressivi, sulla saliva; l’attrito dentale invece, sia che si manifesti come digrignamento notturno o come serramento, provoca la formazione di facce di usura e fratture dello smalto. La progressione di questi danni nel tempo puó portare a importanti modificazioni dei rapporti dentali e della funzionalitá della bocca, e il mezzo di prevenzione piú semplice consiste nell’impiego notturno di apparecchiature protettive di plastica rigida. Naturalmente é quasi impossibile prevedere la velocitá di distruzione della sostanza dentale nel tempo: troppi elementi entrano in gioco con diversa incidenza da caso a caso, cosí come fattori causali di tipo diverso possono sovrapporre la loro influenza oppure possono scomparire per modificazione delle abitudini. E’ importante comunque, una volta instaurate misure preventive di controllo delle abitudini e dell’alimentazione, almeno nei casi avanzati poter controllare in modo oggettivo la velocitá del processo di usura tramite l’analisi di modelli della dentatura onde avere un preciso riferimento diagnostico e prognostico.
Fonte: La redazione