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Dietologia (Articoli - 2008-02-23 20:14:45)

Organismi geneticamente modificati

Nel suo stallo la scrofa Genie sta riposando pacificamente sdraiata sul fianco, attorniata dalla sua nidiata di sette splendidi porcellini appena nati. Un quadretto per nulla insolito, magari il numero dei suinetti può sembrare un po' scarso, ma considerando che Genie è alla sua prima figliata e che è decisamente giovane (solo un anno di età) può anche andare bene. Per la verità, anche se Genie avesse partorito un solo cucciolo nessuno si sarebbe sognato di destinarla al macello, anzi tutti lì avrebbero pregato perché il nuovo piccolo fosse una femmina!
Ma cosa rende tanto speciale questa maialina, al punto di prescindere del tutto dalle normali produzioni zootecniche? Quello che Genie ha di diverso da tutte le altre scrofe risiede nel suo latte, o almeno questa è la speranza del gruppo di ricercatori che la osservano ansiosamente dalle telecamere nascoste. Genie è la prima femmina di maiale al mondo in grado di secernere una proteina umana nel latte e precisamente la proteina C, indispensabile ad alcuni pazienti affetti da anomalie della coagulazione.
Il metodo tradizionale per ricavare proteine ematiche a scopo terapeutico richiede la raccolta ematica da donatori e il successivo trattamento di grandi quantità di sangue umano: operazione decisamente non semplice, soprattutto per la necessità di reperire donatori.
La possibilità di cambiare la composizione del latte di un animale in modo da includervi sostanze di importanza terapeutica è balenata a tre ricercatori americani - Velander, Lubon e Drohan - i quali, in collaborazione con alcuni scienziati della Croce Rossa statunitense specializzati nell'estrazione di proteine del sangue, misero a punto una tecnica che permetteva di inserire nei cromosomi del maiale la sequenza di DNA codificante la proteina desiderata e di farla esprimere (producendo fisicamente la proteina stessa) solo nei tessuti mammari.
Bisogna considerare che il maiale, pur non essendo assolutamente un animale da latte, produce comunque circa 300 litri di latte in una intera lattazione. Pertanto, se in questo latte si può far produrre una qualche sostanza che si desidera estrarre, si riesce a ottenerne una discreta quantità, senza per questo dover nuocere all'animale da produzione. Facciamo ora un salto dallo stallo di Genie alle corsie di un ospedale specializzato in malattie da deficit genetico del sangue: qui troveremo pazienti con malattie che impediscono la normale coagulazione del sangue.
È facile immaginare cosa può succedere da un momento all'altro a un bambino il cui sangue non riesce a coagularsi normalmente in caso di ferita: gli è preclusa qualsiasi normale attività di gioco con i suoi coetanei perché al minimo graffio rischierebbe l'emorragia.
Per evitare ciò, bisogna fornire loro dall'esterno quei fattori che egli stesso non è in grado di produrre, e precisamente molecole che il suo DNA non codifica o codifica in maniera errata. Ciò comporta gravissimi deficit biochimici che, allo stato attuale della ricerca, la medicina non riesce ancora a correggere poiché occorrerebbe "mettere fisicamente le mani" sui componenti del DNA.
Per il momento, l'unico modo per ovviare alle deficienze è fornire quello che manca.
Qualcuno ha pensato che, magari con l'aiuto dell'ingegneria genetica, si potevano sfruttare alcune cellule particolari in grado di tollerare pezzi di DNA inseriti nei propri
cromosomi, capaci di produrre la molecola desiderata in una forma tale da essere accettata dall'organismo deficitario e in esso regolarmente funzionante!
Tutto ciò non è certamente uno scherzo, ma senza dubbio il gioco vale la candela, soprattutto se si considerano deficit umani gravissimi come quello dei fattori coagulativi descritti.
Fino a poco tempo fa l'idea di poter ottenere ragionevoli quantità di proteine umane sarebbe parsa pura fantascienza, ma dopo aver ottenuto Genie e la sua discendenza (ancora oggi in vita) possiamo dire che il futuro è davvero qui: i bioreattori, cioè gli animali transgenici che producono sostanze umane, richiedono solo cibo, condizioni di
vita confortevoli e i normali controlli sanitari; in cambio forniscono con costanza e senza difficoltà preziose molecole.
Alla luce di quanto esposto chi può condannare a cuor leggero le pratiche di ingegneria genetica che producono gli Organismi Geneticamente Modificati?

Dr.ssa Edda Serra Biologa
Federica Cardillo Laureanda in Veterinaria

Fonte: Dr.ssa Edda Serra Biologa