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Oncologia (Comunicati stampa - 2009-04-17 14:18:45)

Diabete: Pioglitazone riduce il rischio di insorgenza di diabete

La Pioglitazone diminuisce il numero dei soggetti con ridotta tolleranza al glucosio (IGT) che, in seguito, sviluppano il diabete di tipo 2.

I risultati dello studio condotto dal Prof. Ralph A. DeFronzo
sono stati presentati il 2 aprile 2009 in occasione del 3° Congresso Internazionale "Prediabete e sindrome metabolica”.
Lo studio ACT NOW per la Prevenzione del Diabete dimostra che, intervenendo in tempo, Pioglitazone diminuisce il numero dei soggetti con ridotta tolleranza al glucosio (IGT) che, in seguito, sviluppano il diabete di tipo 2. I risultati dello studio sono stati presentati il 2 aprile in occasione del 3° congresso internazionale "Prediabete e sindrome metabolica” - tenutosi a Nizza (1 - 4 aprile 2009) - da Ralph A. DeFronzo, Professore di Medicina e Direttore della Divisione Diabete presso la University of Texas Health Science Center.

Il Prof. DeFronzo ha sintetizzato così i risultati dello studio: ”Pioglitazone ha diminuito dell’81% il tasso di conversione dell’IGT in diabete di tipo 2. L’importante riduzione del rischio diabete aumenta il valore di questo farmaco in termini di prevenzione e stabilizzazione della funzione beta cellulare. Questo studio si aggiunge al gran numero di evidenze che dimostrano che i Tiazolidinedioni, come il Pioglitazone, riducono la progressione dal prediabete al diabete.”

“Il Pioglitazone è un grande insulino-sensibilizzante per i pazienti che soffrono di diabete di tipo 2 - ha dichiarato il Prof. DeFronzo - “e permette un controllo glicemico a lungo termine e il miglioramento della funzione beta cellulare. Questi sono i principali difetti del diabete di tipo 2, che sono presenti anche nell’IGT.”
ACT NOW è uno Studio indipendente, iniziato nel 2004 e concluso nel 2008, condotto dall’équipe del Prof. Ralph DeFronzo che ha esaminato la possibilità di ritardare o evitare lo sviluppo del diabete di tipo 2 attraverso il trattamento dei pazienti IGT con Pioglitazone.

“Per evitare 1 caso di diabete basta trattare con Pioglitazone soltanto 23 pazienti IGT” - ha dichiarato ancora DeFronzo - “Questo si traduce in un un’elevata cost-effectiveness che non ha eguali tra gli altri farmaci nel campo del diabete e in nessun’altra area terapeutica”.
Lo studio in doppio cieco randomizzato, controllato con placebo è durato 4 anni e ha coinvolto 602 pazienti con IGT (livello medio di glicemia a digiuno FPG di 105 mg/dl e livello medio di emoglobina glicosilata HbA1C del 5,5%) e un gruppo di controllo di 102 pazienti omogenei per età, sesso e indice di massa corporea. I pazienti con IGT avevano inizialmente una sensibilità all’insulina inferiore del 48% rispetto al gruppo di controllo, mentre l’indice insulino-secrezione/insulino resistenza (misura della funzione beta cellulare) era più basso del 78%.

I pazienti con IGT hanno assunto Pioglitazone 45 mg al giorno o placebo in modo randomizzato ed è stato effettuato su di loro un monitoraggio della glicemia (glicemia a digiuno e HbA1C) ogni 3 mesi ed un test annuale orale di tolleranza al glucosio.
La sensibilità all’insulina e l’indice insulino-secrezione/insulino-resistenza è migliorato significativamente nei pazienti trattati con Pioglitazone. Ma il dato più straordinario è che solo 10 soggetti del gruppo trattato con Pioglitazone, rispetto ai 45 del gruppo trattato con placebo, hanno sviluppato il diabete. Questi risultati dimostrano una marcata riduzione nella frequenza della progressione dell’IGT a diabete di tipo 2.



ALCUNE INFORMAZIONI SU IGT (Ridotta tolleranza al glucosio)
La diagnosi di IGT viene effettuata quando una persona ha valori glicemici normali (<100 mg/dl) con glicemia postprandiale a distanza di 2 ore tra 140 e 199 mg/dl, mentre la diagnosi di Diabete è certa con un valore uguale a 200 mg/dl, rilevato in qualunque momento della giornata o due ore dopo un carico di glucosio.
Le linee guida 2008 dell’American Diabetes Association identificano la condizione di prediabete nel riscontro di glicemie alterate ma non ancora diagnostiche per diabete, corrispondenti appunto alla IGT. Si tratta di una condizione che merita un’attenzione particolare in quanto associate ad un rischio più elevato non solo di evoluzione verso il diabete franco, ma anche di incidenza di malattia cardiovascolare.
I soggetti con IGT presentano un’ aumentata resistenza dell'organismo all'azione dell'insulina e, sebbene non classificati come diabetici, i pazienti con IGT possono mostrare sintomi di neuropatia periferica o retinopatia diabetica.


ALCUNE INFORMAZIONI SUL DIABETE MELLITO DI TIPO 2
Il diabete mellito di tipo 2, in passato definito “non insulino dipendente”, è dovuto ad un difetto metabolico dell’organismo la cui causa è tutt’ora sconosciuta. Nel caso del diabete di tipo 2 l’organismo non riesce a rispondere normalmente all’insulina, a differenza di quanto avviene nei pazienti con diabete di tipo 1 il cui problema è la mancanza di produzione di insulina dal pancreas.

Il decorso del diabete di tipo 2 è molto lento e spesso le prime fasi sono asintomatiche e, in molti pazienti, i sintomi di iperglicemia e glicosuria non compaiono mai. Nei casi in cui il diabete di tipo 2 viene diagnosticato solo dopo tanti anni - la fase asintomatica può durare fino a 7 anni - c’è il rischio che siano già presenti diverse complicanze della malattia.
Le più serie complicanze del diabete di tipo 2 sono le malattie cardiovascolari e circa l’80% dei pazienti diabetici muore per una complicanza cardiovascolare, ossia per un infarto del miocardio o un ictus cerebrale.

EPIDEMIOLOGIA
Il 90% della popolazione diabetica mondiale soffre di diabete di tipo 2 e, solo nel nostro paese, si registrano ogni anno 150.000 nuovi casi di diabete di tipo 2. In Italia il diabete colpisce circa il 3-5% della popolazione generale, ciò vuol dire che nel nostro paese ci sono circa 3 milioni di pazienti diabetici diagnosticati, senza contare che altrettanti si stima siano i soggetti non diagnosticati.


RALPH A. DEFRONZO - Biografia
È Professore di Medicina e Direttore della Divisione Diabete presso la University of Texas Health Science Center e presso l’Audie L. Murphy Memorial Veteran Affairs Hospital di San Antonio, Texas. È anche Vicedirettore del Texas Diabetes Institute. Relatore e moderatore nei più importanti congressi nazionali e internazionali, il suo interesse è rivolto alla patogenesi e al trattamento del diabete mellito di tipo 2 e al ruolo centrale della resistenza insulinica nei disturbi metabolici-cardiovascolari.
È membro delle più importanti società medico-scientifiche internazionali fra le quali: American Diabetes Association, European Association for the Study of Diabetes, American Society of Clinical Investigation. Con più di 500 articoli pubblicati, è il past-editor di Diabetes Reviews, co-editor di Physicians Guide to Type 1 Diabetes e di Physician Guide to Type 2 Diabetes dell’ADA e co-editor dell’International Textbook of Diabetes ed è stato membro dell’Editorial board del Journal of Diabetes and its Complications e del Journal of Obesity, Weight Regulation, Diabetes and Metabolism.
Riconoscimenti:
1987 Lilly Award dall’American Diabetes Association
1988 Banting Lectureship dal Canadian Diabetes Association
2002 Alberto Renold Awards dall’American Diabetes Association
2003 Novartis Award
2008 Banting Award dall’ADA
2008 Claude Bernard Award from EASD
2008 Outstanding Scientist Award dalla University of Texas Health Science Centre.

Fonte: Ketchum - Ufficio Stampa