Menopausa e osteoporosi: un farmaco ricostruisce l'osso più forte "svolta nella terapia per le donne in post menopausa"
Lo stronzio ranelato è la prima molecola a doppia azione che riattiva la formazione di tessuto osseo e che ha dimostrato di prevenire il rischio di fratture anche dopo 10 anni. Lo stronzio ranelato è la prima molecola a doppia azione che riattiva la formazione di tessuto osseo e che ha dimostrato di prevenire il rischio di fratture anche dopo 10 anni.
Nuove conferme per lo stronzio ranelato, la prima molecola anti-osteoporosi a doppia azione, in grado di stimolare la formazione ossea, riducendo il rischio di fratture. I dati dello studio internazionale BIOPSY (stronzio ranelato verso alendronato), il più grande trial mai realizzato sulle biopsie ossee, sono stati presentati al Congresso Europeo su osteoporosi e osteoartrosi (ECCEO11-IOF) in corso a Valencia fino a domani, con la partecipazione di 5500 esperti. Sono state coinvolte 268 donne in post menopausa con osteoporosi: è stato dimostrato che il farmaco ha una capacità di formare osso nuovo significativamente maggiore rispetto ad alendronato.
Le biopsie sono state valutate con una tecnica innovativa, la istomorfometria, che ha dimostrato come, dopo soli sei mesi di trattamento con stronzio ranelato, la superficie di mineralizzazione, cioè il parametro utilizzato per misurare l’estensione del nuovo tessuto osseo, è risultata pari al 2,94% rispetto al 0,20% delle donne a cui è stato somministrato alendronato.
L’efficacia dello stronzio ranelato, dimostrata fino a 10 anni di trattamento, è legata al suo meccanismo di azione che riequilibra il metabolismo dell’osso a favore della formazione di tessuto osseo nuovo e più forte.
Lo stronzio ranelato è l’unico trattamento che ha dimostrato di avere una efficacia anti-frattura oltre i 10 anni ed è la terapia di prima scelta per l’osteoporosi per tutte le donne in post-menopausa. L’osteoporosi è una patologia seria che non deve essere banalizzata o ritenuta un disturbo fisiologico.
Determina una progressiva diminuzione di massa ossea e riguarda circa 5.000.000 di persone in Italia, di cui l’80% sono donne in postmenopausa.
Ogni anno, la patologia causa 250.000 nuove fratture, di cui 70.000 l’anno al femore, le più temibili per le conseguenze disabilitanti che determinano e per l’elevato costo sociale. 20.000 l’anno sono invece le fratture vertebrali, anche queste in grado di determinare un forte grado di disabilità nelle pazienti colpite.
Il tasso di incidenza annuale di fratture osteoporotiche nelle donne post-menopausa è maggiore delle percentuali di infarto, ictus e tumore alla mammella ed ha un enorme impatto sui bilanci della sanità (entro il 2050 è previsto che la spesa per questa patologia raddoppierà).
“I risultati dello studio BIOPSY - osserva il Professor Roland Chapurlat dell’Ospedale di Lione (Francia), un investigatore del trial - dimostrano che questo farmaco preserva la capacità di formazione dell’osso”.
“L’attività di formazione ossea osservata in questo lavoro – sottolinea il Professor Louis-Georges Ste-Marie dell’Università di Montreal - può essere attribuita al meccanismo d’azione unico della molecola che coniuga il duplice effetto di mantenere o aumentare la formazione ossea e ridurre il riassorbimento del tessuto”. BIOPSY stabilisce un nuovo standard nella valutazione degli effetti dei diversi trattamenti per l’osteoporosi sul tessuto osseo.
Fonte: Ufficio stampa Intermedia