Epatite B, una minaccia mai sopita, Cos’č l’epatite B? Chi sono le persone a rischio? Quali sonoi segnali e i sintomi?
L’epatite B è causata da un virus estremamente contagioso che colpisce il fegato. È una delle malattie più gravi e più diffuse del mondo. Se una persona ha l’epatite B e non si cura, la malattia può causare seri danni epatici, compreso il tumore del fegato. In tutto il mondo, circa due miliardi di persone hanno l’epatite B.2 Di queste, circa 400 milioni sviluppano l’epatite B cronica, ovvero il virus resta presente nell’organismo.2 Più di un milione di persone al mondo muore ogni anno di epatite B.2
L’epatite B in Italia In Italia, l’epatite B è un problema sempre più diffuso. Le persone devono essere informate su questa malattia, le modalità di contagio, le cure e i mezzi per difendersi dall’infezione. Esistono cinque tipi di epatite: A, B, C, D e E. Ognuno è causato da un virus diverso. L’epatite B è il tipo più comune e uno dei più pericolosi. In Italia si stima che circa 700.000 persone abbiano l’epatite B cronica3.
(2 Hepatitis B Foundation. Statistics. http://www.hepb.org/hepb/statistics.htm.
Accesso del 31 luglio 2008 - 3 Zoulim F. EASL and Liver Research at the European Level. EASL 2005)
CHI SONO LE PERSONE A RISCHIO?
Alcune persone rischiano più delle altre di contrarre questo virus. Ad esempio, in alcune aree la malattia viene frequentemente trasmessa da madre a figlio durante la gravidanza. Inoltre le persone possono infettarsi tramite rapporti sessuali non protetti, l’uso di droghe o lo scambio di siringhe.
QUALI SONO LE PERSONE PIÙ A RISCHIO DI EPATITE B?
• Bambini nati da madri con epatite B
• Gli operatori sanitari che possono pungersi accidentalmente con gli aghi utilizzati su pazienti con epatite B
• Le persone che hanno rapporti sessuali non protetti con più partner diversi
• Le persone che si scambiano siringhe
• Le persone che condividono oggetti di uso personale quali rasoi o spazzolini con persone che hanno l’epatite B
QUALI SONOI SEGNALI E I SINTOMI? Circa il 30% degli adulti con epatite B non mostra alcun segno di malattia.4 Chi accusa dei sintomi spesso li scambia per quelli di una forma influenzale.
QUALI SONO I SEGNALI E I SINTOMI DELL’EPATITE B?
• Febbre
• Senso di stanchezza o spossatezza
• Dolori muscolari
• Mancanza di appetito
• Dolore allo stomaco
• Occhi e/o pelle di colore giallastro
L’unico modo certo per sapere se tu o un tuo caro avete l’epatite B consiste nel sottoporti alla visita di uno specialista e a un semplice esame del sangue, che si può effettuare a digiuno o anche a stomaco pieno. Per ulteriori informazioni o consigli specifici per il tuo caso, rivolgiti a uno specialista.
(4 Center for Disease Control, “Hepatitis B Frequently Asked Questions”
http://www.cdc.gov/ncidod/diseases/hepatitis/b/faqb.htm. Accesso del 16 marzo 2007)
Epatite B, una minaccia mai sopita
Intervista a Orlando Armignacco Presidente SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.
L’EPATITE B È UNA DELLE INFEZIONI PIÙ DIFFUSE AL MONDO: È IL TIPO DI EPATITE PIÙ COMUNE E UNO DEI PIÙ PERICOLOSI. QUANTO È DIFFUSA TRA LA POPOLAZIONE ITALIANA?
Attualmente la prevalenza dell’infezione da virus dell’epatite B (HBV) tra gli italiani è molto bassa, inferiore all’1%, e la popolazione con meno di trent’anni è protetta in quanto vaccinata. Tuttavia, bisogna tenere conto della presenza in Italia di soggetti immigrati provenienti da zone ad alta endemia, soprattutto Europa orientale, Africa sub-sahariana e Cina. Si stima che i portatori del virus di origine non italiana siano circa 300mila: persone non trattate, portatori del virus cosiddetto “selvaggio” (wild type), che hanno anche genotipi differenti da quello che abitualmente circola in Italia, cioè il genotipo D, e che, per vari motivi, non si sottopongono facilmente a esami di laboratorio.
COME SI CONTRAE L’EPATITE B? QUALI SONO I COMPORTAMENTI A RISCHIO?
Attualmente nel nostro Paese la modalità di trasmissione più frequente è la via parenterale inapparente, ovvero attraverso piccole lesioni di cute e mucose, non visibili a occhio nudo, che possono mettere a contatto il soggetto con materiali contaminati.
In Italia, negli Anni ’80, la modalità di trasmissione più frequente era l’uso di droghe per via endovenosa. Oggi questa pratica è poco rilevante ai fini della trasmissione di HBV, anche se i comportamenti sessuali disinibiti derivanti dall’assunzione di sostanze eccitanti per inalazione possono diventare un fattore di rischio. Le trasfusioni oggi sono sicure mentre i rapporti sessuali occasionali non protetti, la convivenza con persone positive al virus, i trattamenti con esposizione percutanea, tipo piercing o tatuaggi in ambienti non idonei, sono oggi i fattori di rischio più rilevanti.
A QUALI GRUPPI DI POPOLAZIONE È MAGGIORMENTE CONSIGLIATO EFFETTUARE IL TEST?
Il test è sicuramente consigliabile per tutti i soggetti che hanno avuto rapporti sessuali occasionali non protetti, per le persone che provengono da zone dove l’endemia è più elevata e, in ogni caso, per chiunque pensi di essere stato esposto a fattori di rischio e che abbia un’età superiore ai trent’anni.
L’EPATITE B È SPESSO ASINTOMATICA: UNA QUOTA RILEVANTE DEI PAZIENTI NON È CONSAPEVOLE DEL PROPRIO STATO DI CONTAGIO. È POSSIBILE QUANTIFICARE L’ENTITÀ DI QUESTO ‘SOMMERSO’?
Molti soggetti non sono consapevoli di aver contratto il virus. L’infezione acuta da HBV è molto spesso asintomatica e si risolve spontaneamente in circa l’80% dei soggetti sia che abbiano avuto una forma clinicamente manifesta sia che abbiano presentato sintomi poco evidenti. Il restante 20% va, invece, incontro alla cronicizzazione che si manifesta clinicamente solo nelle fasi avanzate di malattia. Altrimenti, l’infezione è individuabile solo attraverso il test specifico che mette in evidenza la presenza del virus. Tutti i soggetti che presentano, anche occasionalmente, un aumento delle transaminasi devono eseguire il test. Oggi abbiamo a disposizione farmaci molto efficaci che possono bloccare la progressione di malattia e, per tale motivo, è molto utile individuare i soggetti infetti da HBV.
Lotta al virus dell’epatite B: il ruolo del Medico di Medicina Generale
Intervista a Claudio Cricelli Presidente SIMG, Società Italiana di Medicina Generale.
L MEDICO DI MEDICINA GENERALE HA GENERALMENTE UNA CONOSCENZA APPROFONDITA DEL PAZIENTE E DEL SUO STILE DI VITA: PUÒ CONSIDERARSI LA FIGURA SANITARIA DI RIFERIMENTO PER INDIVIDUARE I SOGGETTI A RISCHIO D’INFEZIONE IN MODO TEMPESTIVO?
A partire dagli Anni ’60-’70 quando è emerso il problema dell’epatite B, e poi nel decennio successivo con l’epatite C, l’intervento sostanzialmente più importante, insieme alla vaccinazione, è stato un’intensa e prolungata campagna d’informazione dei Medici di Medicina Generale sui rischi e sui potenziali tramiti di trasmissione e diffusione dell’epatite. Del resto, la vaccinazione avrebbe avuto utilità soltanto per le generazioni future, mentre gli adulti erano già fortemente esposti al rischio.
In quegli anni il pericolo di contagio sessuale ed ematico ha rappresentato un momento difficile per la vita sanitaria del nostro Paese e noi ce ne siamo fatti carico, insieme con le campagne di stampa, impegnandoci con grande intensità a un’informazione capillare, paziente per paziente, contribuendo in modo sostanziale ad arginare il problema.
SE CI SI RICONOSCE IN UNA DELLE SITUAZIONI A RISCHIO DI EPATITE B, COSA SI DEVE FARE?
Innanzitutto è importante che i cittadini si rivolgano al medico che conoscono da tanti anni con grande libertà e tranquillità, chiedendo quali siano i comportamenti e le situazioni che possono esporlo al rischio e magari fornendo maggiori dettagli, nella sicurezza che la loro privacy non sarebbe violata, anzi conservata e rafforzata: non si tratta necessariamente di parlare di tossicodipendenze o di abitudini sessuali, dal momento che anche certe professioni possono esporre al rischio.
Spesso il medico non interviene proprio perché non è messo a conoscenza dal paziente di eventuali situazioni di rischio, ma oggi la responsabilizzazione del cittadino nei processi di salute presuppone invece che si attivi rivolgendosi con fiducia al proprio dottore, in modo da ricevere tutte le informazioni importanti per la sua salute.
QUALE RUOLO PUÒ SVOLGERE IL MEDICO DI MEDICINA GENERALE PER FAVORIRE L’EMERSIONE DEI PAZIENTI CHE POSSONO AVER CONTRATTO L’EPATITE B E CHE SONO IN FASE CRONICA?
Invitare le categorie a rischio a sottoporsi al test, come si prefigge questa campagna, è un’iniziativa importante ed efficace. Sarebbe inoltre auspicabile concentrare l’attenzione in modo specifico su quei pazienti che nel corso della loro vita non hanno mai avuto un accertamento per verificare la positività all’epatite B.
Questa è una stima epidemiologica che i Medici di Medicina Generale sono perfettamente in grado di fornire, dal momento che il monitoraggio continuo dei pazienti che appartengono alle coorti a rischio e dei pazienti che hanno contratto le forme croniche di epatite B fa ormai parte della nostra pratica quotidiana. Lo screening sulla popolazione a rischio avrebbe come target coloro che hanno più di trent’anni, ipoteticamente sani ma che hanno avuto comportamenti a rischio o che hanno una specifica storia clinica.
Fonte: Pro Format Comunicazione – Ufficio stampa