Incontinenza urinaria: una patologia curabile, un tabu da sconfiggere, tipologie, diagnosi e cure
Per conoscere meglio il problema della Vescica Iperattiva, alcune interviste per avere informazioni concrete.
CONOSCERE, INFORMARE, CONDIVIDERE: PER UN APPROCCIO ALL’INCONTINENZA URINARIA A MISURA DI DONNA
Intervista a Flavia Franconi, professore ordinario di Farmacologia Cellulare, Università di Sassari e Presidente GISeG
CHE IMPATTO HA SULLE DONNE L’INCONTINENZA URINARIA DA VESCICA IPERATTIVA? PERCHÉ QUESTA PATOLOGIA PUÒ ESSERE CONSIDERATA ANCHE UN PROBLEMA DI GENERE?
Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto la sindrome riguarda un numero elevato di donne ed è vissuta come particolarmente grave e invalidante: la questione è dunque di grande rilevanza sociale. Ciononostante, c’è una certa difficoltà a parlarne, sia con il proprio medico sia fra le stesse donne, giacché l’argomento è ancora tabu: esiste, infatti, l’urgenza di aiutare le donne a superare il senso di vergogna rispetto all’insorgere della patologia e la falsa convinzione che si tratti esclusivamente di un disturbo dell’invecchiamento, mentre può manifestarsi anche in giovane età. Questa è una patologia che allontana le donne da una vita sociale “attiva e sorridente” e coloro che ne sono affette spesso soffrono di una progressiva perdita di libertà e indipendenza, arrivando a rinunciare a viaggi e spostamenti o sviluppando una vera e propria dipendenza dal bagno. Troppe donne ancora ritengono che l’incontinenza urinaria sia una condizione da vivere in solitudine, per la quale non si può cercare aiuto, così come era la menopausa fino a qualche anno fa.
QUALI SONO GLI OBIETTIVI CHE SI PREFIGGE QUESTO FORUM?
Innanzitutto le donne vanno informate: questa patologia può essere curata o la sua sintomatologia essere ampiamente ridotta, attraverso appropriate terapie farmacologiche, ma anche attraverso supporti non farmacologici che migliorano nettamente la qualità della vita. È necessario, inoltre, spingere i componenti del sistema sanitario ad affrontare in modo efficace l’incontinenza urinaria, dando loro consigli su come prevenirla e affrontarla, fornendo supporto sia alle donne che ne soffrono sia a quelle che potrebbero soffrirne.
C’è bisogno di diffondere conoscenza sulla patologia tra uomini e donne, ma anche all’interno del sistema sanitario, al fine di stimolarne i decisori a mettere in atto appositi servizi e a offrire un percorso diagnostico e terapeutico a misura della patologia, ma anche, oserei dire, a misura di donna.
QUALI SONO I CONSIGLI CHE SI SENTE DI OFFRIRE ALLE DONNE PER AFFRONTARE MEGLIO, SOPRATTUTTO DA UN PUNTO DI VISTA PSICOLOGICO, QUESTA PATOLOGIA?
Innanzitutto parlarne con il proprio medico di Medicina Generale o con lo specialista (ginecologo o urologo), sia per giungere a una corretta diagnosi, sia per arrivare a un corretto percorso terapeutico in grado di allontanare lo spettro dell’incontinenza e individuare la soluzione più adatta alla propria persona. Il secondo consiglio è parlarne con gli altri, con l’amica o con persone che ne soffrono, cercando di vivere in modo meno nascosto questa condizione. Sarebbe forse auspicabile la formazione di gruppi di aiuto: non v’è dubbio che una condizione patologica condivisa diventa meno traumatica e meno ansiogena di una non condivisa. Parlare insieme del “problema incontinenza”, debellare i pregiudizi che lo circondano significa incentivare la ricerca su questa condizione per trovare mezzi di prevenzione e nuove risorse terapeutiche.
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WET O DRY: QUANDO LA VESCICA IPERATTIVA DIVENTA UNA CONDIZIONE INVALIDANTE
Intervista a Donata Villari, Urologa, Università degli Studi di Firenze
POSSIAMO INQUADRARE IL PROBLEMA DELL’INCONTINENZA URINARIA DERIVANTE DA SINDROME DA VESCICA IPERATTIVA DAL PUNTO DI VISTA PATOLOGICO?
Nell’ambito delle attività di un ambulatorio d’Urologia funzionale, l’incontinenza urinaria (da sforzo, da urgenza o mista) è una condizione molto diffusa, rappresenta circa il 50% di tutti i casi e si manifesta più frequentemente nelle donne rispetto agli uomini.
Seguendo la terminologia anglosassone, la Vescica Iperattiva può essere classificata come dry o wet, asciutta o bagnata, a seconda della concomitante presenza o meno d’incontinenza urinaria.
È una sindrome che colpisce sia gli uomini sia le donne e il suo sintomo principale è l’urgenza/frequenza minzionale accompagnata o meno dall’incontinenza.
Nel corredo sintomatologico può essere presente anche la nicturia (urgenza/frequenza notturna), un sintomo diverso dalla poliuria notturna che spesso riscontriamo tra le persone anziane.
L’inquadramento eziopatologico della Vescica Iperattiva non è semplice: vi possono essere cause neurologiche, ma anche infettive, ostruttive post-attiniche (cioè conseguenti alla radioterapia) o situazioni favorenti come obesità e diabete. Nei casi in cui non si riesca a individuare una causa eziopatogenetica, parliamo di vesciche iperattive idiopatiche.
L’INCONTINENZA URINARIA DA SINDROME DA VESCICA IPERATTIVA È UNA CONSEGUENZA DELL’AVANZAMENTO DELL’ETÀ?
Esiste una buona correlazione tra la sindrome da Vescica Iperattiva, l’incontinenza e la progressione dell’età e con l’avanzare degli anni possono emergere con maggiore frequenza disturbi di carattere neurologico, ma anche il diabete, che rappresenta una patologia che può favorire l’insorgenza del problema. Per la donna il rischio aumenta anche in presenza di difetti di sospensione del pavimento pelvico.
QUALI SONO I MAGGIORI PROBLEMI PER UN PAZIENTE CHE SOFFRE D’INCONTINENZA URINARIA?
L’incontinenza è tout court un fenomeno invalidante che riguarda la percezione della propria integrità fisica, sia nell’uomo sia nella donna.
È coinvolta la vita di relazione e l’attività sessuale, ma anche la propria autonomia motoria, come la capacità di dedicarsi ad attività ludiche o sportive. Inoltre, nelle persone anziane, il più delle volte l’incontinenza non è un sintomo isolato ma si va a sommare ad altre situazioni, anche cognitive, che minano l’autosufficienza dei soggetti che ne soffrono.
È POSSIBILE INDIVIDUARE LE CAUSE DELL’INSORGENZA DI QUESTO PROBLEMA?
Abitudini minzionali scorrette, assimilate nell’infanzia, possono determinare nell’età adulta l’insorgenza del sintomo dell’urgenza/frequenza minzionale e/o dell’incontinenza, per cui una riabilitazione della vescica va intesa anche come ripristino di comportamenti minzionali corretti. Fondamentale è la diagnosi, che spesso non si può solamente basare sul sintomo e sulla compilazione di diari minzionali. È necessario porre il sospetto di una sindrome da Vescica Iperattiva e poi indagare sulle cause.
Una volta posta una corretta diagnosi ed eliminate eventuali cause contingenti o transitorie, si potrà passare al trattamento, in primis riabilitativo vescicale e di ripristino di corrette abitudini comportamentali e, successivamente, farmacologicamente mirato.
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INCONTINENZA URINARIA: PARLARNE CON IL MEDICO È IL PRIMO PASSO
Intervista a Massimo Fabbiani, Ginecologo, Ospedale Mugello di Firenze
COM’È VISSUTO DALLE DONNE IL PROBLEMA DELL’INCONTINENZA URINARIA?
L’incontinenza urinaria in generale, e quella da urgenza in particolare, viene vissuta come un problema personale grave, imbarazzante ed estremamente penalizzante, che può avere ripercussioni nel sociale fino a stravolgere o a impedire la normale vita di relazione. Noi ginecologi, lavorando in ambulatori specialistici dedicati all’incontinenza e al prolasso, ci confrontiamo con pazienti che hanno già superato la fase dell’imbarazzo, della vergogna e del tenere nascosto un problema quasi fosse un marchio d’ignominia.
Generalmente hanno già preso coscienza della patologia e sono entrate nell’ordine d’idee di affrontarla, al fine di migliorare la loro qualità di vita. In tale sede quindi, le donne non manifestano vergogna o riserbo nel parlarne, mentre spesso ciò accade nel setting del medico di Medicina Generale o nei colloqui con altro personale nell’ambito sanitario.
QUANTO INCIDE LA PATOLOGIA SULLA QUALITÀ DELLA VITA DELLE DONNE CHE NE SONO AFFETTE?
Le ripercussioni dell’incontinenza urinaria possono rappresentare un problema molto grave: nel caso dell’incontinenza da urgenza, le donne che ne sono affette soffrono di una sensibile limitazione nell’attività sociale e relazionale, essendo costrette a diminuire le uscite e gli spostamenti. Sapendo che non possono avere un’autonomia superiore a mezz’ora o quaranta minuti, le persone con Vescica Iperattiva finiscono per decidere le mete in base alla disponibilità dei servizi igienici (“mappa dei bagni”), precludendosi le uscite per spettacoli, cinema, teatro, pena il convivere con uno stimolo urinario urgente, irritante, che può sfociare nella perdita di urina in luoghi e tempi inappropriati.
L’INCONTINENZA URINARIA PUÒ AVERE RIPERCUSSIONI ANCHE SULLA VITA AFFETTIVA E SESSUALE DELLA DONNA?
Nell’ambito della sfera sessuale può verificarsi un vero e proprio deterioramento della vita di coppia, perché il rapporto stesso può provocare urgenza minzionale improcrastinabile o perdita di urina, che viene vissuta come fortemente imbarazzante. La paura della perdita, inoltre, può indurre problemi di carattere comportamentale: nel tentativo di arginare l’urgenza minzionale, le persone che ne sono affette possono essere portate a ridurre drasticamente l’introduzione di liquidi, causando problemi d’irritazione vescicale e squilibri idroelettrolitici.
POSSIAMO INDIVIDUARE LE CAUSE DEL PROBLEMA E LE ABITUDINI CHE POSSONO INFLUIRE NEGATIVAMENTE?
Spesso la Vescica Iperattiva è una condizione che non ha sempre una causa ben definita; tuttavia età, menopausa, fumo, infezioni urinarie croniche, farmaci e precedenti interventi per patologia uro-ginecologica possono essere considerati fattori di rischio. Talvolta anche cattive abitudini minzionali, come il vuotare più spesso la vescica per timore di perdere urina, finiscono per ridurne l’elasticità e la capacità, anticipando così lo stimolo.
ESISTE UN PROBLEMA NELL’APPROCCIO ALLA PATOLOGIA DA PARTE DELLA CLASSE MEDICA?
Da parte di certa classe medica/paramedica e mezzi d’informazione, esiste frequentemente un approccio errato a questa condizione che rappresenta una seria limitazione alla sua esplicitazione e gestione: è bene dunque portare alla luce questa vera e propria patologia, poiché essa viene quasi sempre ignorata ed erroneamente considerata come “normalità”, quasi fosse la prevedibile conseguenza, un po’ come le rughe, del processo d’invecchiamento.
A ciò si aggiunge anche la mancanza di precise strutture di riferimento, che induce spesso dispersione della domanda e frammentazione della risposta, di solito parziale ed incompleta.
QUANTO INCIDE L’ADOZIONE DI UNO SPECIFICO PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO PER ALLEVIARE ALLE DONNE I DISAGI DI QUESTA PATOLOGIA?
L’incontinenza urinaria deve essere affrontata come una vera e propria patologia e come tale può e deve essere curata, per cui un “percorso diagnostico-terapeutico” che, raggruppando varie professionalità, offra una risposta strutturata e completa in un servizio in grado di definire diagnosi, terapia e prevenzione è senz’altro una risposta adeguata ed efficiente.
Tutto ciò è già possibile nel nostro centro di Uroginecologia del Presidio Ospedaliero del Mugello a Borgo San Lorenzo, dove, grazie alla collaborazione con l’azienda farmaceutica Astellas Pharma, sarà possibile completare ed implementare tale percorso. Questo modello, avendo già dato ottimi risultati, verrà riproposto nel Centro Aziendale di Uro-Procto-Ginecologia che vedrà la luce entro la fine del 2012 a Firenze.
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INCONTINENZA URINARIA: UNA PATOLOGIA CURABILE, UN TABU DA SCONFIGGERE
Intervista a Anna Maria Celesti, Ginecologa, Presidente Commissione per le Problematiche di Genere, Consiglio Sanitario Regionale, Regione Toscana
IN CHE TERMINI LE DONNE PARLANO AL PROPRIO GINECOLOGO DEL PROBLEMA DELL’INCONTINENZA URINARIA?
L’incontinenza urinaria è ancora vissuta come condizione imbarazzante e invalidante, pur essendo un disturbo controllabile e trattabile, ancor più se diagnosticato in una fase precoce. Raramente una donna della fascia di età 35-40 anni manifesta il problema direttamente, ma mette in atto un processo di rimozione e sottovalutazione.
Normalmente è durante il colloquio e grazie a un’anamnesi accurata che il problema diventa oggetto di attenzione e comunicazione da parte della paziente. Per le donne d’età superiore è invece più facile esplicitare i sintomi e i disagi derivanti dalla patologia.
L’INCONTINENZA URINARIA PUÒ LIMITARE FORTEMENTE LA SFERA DELL’AFFETTIVITÀ: QUALI SONO LE SUE RIPERCUSSIONI SULLA VITA SOCIALE E SESSUALE DI UNA DONNA?
Spesso, a causa delle conseguenze del fenomeno, le donne tendono a isolarsi e limitare fortemente la loro vita sociale. Purtroppo l’incontinenza rappresenta ancora il tabu per eccellenza e da questo deriva l’impossibilità di determinare l’incidenza reale del fenomeno per la difficoltà a effettuare una precisa rilevazione clinica. Da ciò deriva che, dal punto di vista sessuale, se la donna non accetta il disturbo, questo diventa in pratica un vero e proprio problema pressoché insormontabile: l’importante è che il partner e il mondo esterno non se ne accorgano.
Inoltre, la pervasiva pubblicità dell’uso di presidi sanitari come i cosiddetti “pannoloni” è decisamente controproducente: è una prospettiva che mina psicologicamente le donne, perché il presidio è il simbolo della inabilità e veicola il messaggio che l’incontinenza urinaria sia un evento “naturale” e ineluttabile. Rappresenta infatti una non-soluzione e per una donna, a qualsiasi età, costituisce un modo non positivo di affrontare il problema, essendo la negazione della sua risoluzione.
L’incontinenza urinaria costituisce un problema sociale anche per la sua diffusione e per i costi derivanti: negli Stati Uniti la spesa annua per i dispositivi di raccolta esterna di urina (pannoloni, tamponi) si aggira intorno ai 10 miliardi di dollari.
QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO CHE POSSONO FAVORIRE L’INSORGENZA DI INCONTINENZA DA URGENZA E I COMPORTAMENTI O LE AZIONI CHE È PREFERIBILE EVITARE PER CONTENERE IL DISTURBO?
Dobbiamo innanzitutto distinguere dal punto di vista clinico l’incontinenza da urgenza da quella da sforzo, e dalla forma mista, perché gli approcci sono diversi. Le strategie comportamentali sono fondamentali e hanno lo scopo di promuovere un cambiamento nello stile di vita della paziente: adottare un regime alimentare idoneo che eviti cibi e bevande che hanno azione irritativa (cibi piccanti, fumo, alcolici, caffè), mantenere un buon controllo del peso corporeo e una corretta funzione intestinale sono fattori in grado di aiutare a risolvere le forme lievi, migliorando nettamente l’outcome di altri trattamenti in corso. Il trattamento di riabilitazione, che deve essere personalizzato, consiste nel potenziare i muscoli del perineo ed è valido nelle forme lievi o nelle pazienti che non rispondono alla terapia farmacologica.
Il trattamento farmacologico rappresenta comunque la prima opzione da scegliere, in mancanza di controindicazioni.
Il trattamento chirurgico invece può essere necessario in casi gravi d’incontinenza da sforzo, mentre per l’incontinenza da urgenza va invece praticato solo in casi molto severi.
In genere è molto meglio affrontare il problema attraverso una strategia comportamentale e farmacologica che attraverso la chirurgia. Per la scelta terapeutica migliore è comunque fondamentale il confronto con la paziente sulle peculiarità di ciascun approccio. Ed è fondamentale determinare il tipo d’incontinenza, acquisendo una certezza diagnostica attraverso esami come quello urodinamico, l’ecografia e la cisto-uretrografia.
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L’INCONTINENZA URINARIA: TIPOLOGIE, DIAGNOSI, CURE
Intervista a Antonella Biroli, Responsabile S.O.S. di Riabilitazione Neurologica e Disfunzioni Autonome, Ospedale San Giovanni Bosco, Torino
QUANTI TIPI D’INCONTINENZA ESISTONO E QUAL È LA TIPOLOGIA PIÙ FREQUENTE NELLE DONNE?
Da un punto di vista sintomatologico l’incontinenza si può classificare a seconda del tipo di situazione in cui si manifesta la perdita di urina. Si riconoscono così tre tipi prevalenti d’incontinenza urinaria femminile. Nel primo caso caratteristicamente la perdita di urina avviene in occasione di sforzi, starnuti o colpi di tosse (si parla allora di “incontinenza urinaria da sforzo”), mentre nel secondo caso la perdita si associa a urgenza minzionale (si definisce “incontinenza da urgenza”). In parte dei casi (circa 1/3 delle donne affette dal problema) le perdite avvengono in entrambe le situazioni e si parla quindi di “incontinenza mista”. È importante sottolineare come nell’inquadramento della persona affetta da incontinenza si debba intendere correttamente il termine di urgenza minzionale. L’urgenza non è semplicemente un forte stimolo in presenza di una vescica piena, ma uno stimolo distinguibile per le sue caratteristiche specifiche d’insorgenza improvvisa, d’impellenza e per la difficoltà, fino all'impossibilità, di rimandarlo. Meno frequentemente l’incontinenza femminile appartiene ad altre categorie sintomatologiche, ossia è di tipo continuo o non riconducibile a cause scatenanti o, infine, si manifesta con enuresi notturna (perdita di urina durante il sonno).
QUANDO È NECESSARIO RICORRERE AI FARMACI PER TRATTARE LA PATOLOGIA?
L’incontinenza urinaria si può curare: abbiamo a disposizione trattamenti farmacologici, riabilitativi e chirurgici. Non tutte le incontinenze, però, sono uguali e, a seconda del tipo d’incontinenza e dei meccanismi fisiopatologici che ne sono alla base, vi sono indicazioni terapeutiche diverse. Nel caso dell’incontinenza da sforzo, nella donna le principali indicazioni sono riabilitative e chirurgiche, mentre la terapia farmacologica è limitata. Nel caso invece dell’incontinenza da urgenza, la terapia chirurgica, radicalmente diversa da quella usata per l’incontinenza da sforzo, è riservata a pochi casi. È proprio nel campo dell’incontinenza da urgenza, o di quella mista con significativa componente da urgenza, che la terapia farmacologica costituisce uno strumento terapeutico importante. Vi sono farmaci a disposizione per la cura di questo tipo d’incontinenza la cui efficacia è provata da studi internazionali, con alti livelli di evidenza. Nell’urgenza minzionale e nella conseguente incontinenza, le linee guida della International Consultation on Incontinence (ICI) prevedono quindi l’utilizzo di tali farmaci, appartenenti alla categoria degli antimuscarinici. Al momento attuale in Italia tali farmaci sono totalmente a carico della paziente.
PUÒ ILLUSTRARCI COM’È DEFINITA L’INCONTINENZA DA SINDROME DA VESCICA IPERATTIVA DAL PUNTO DI VISTA DELL’URODINAMICA?
L’incontinenza come parte della sindrome da Vescica Iperattiva è definita dall’associazione con il sintomo della urgenza minzionale e generalmente anche con un aumento della frequenza urinaria. Si tratta quindi di una definizione sulla base dei sintomi.
Lo studio urodinamico studia i rapporti tra volumi, flussi e pressioni a livello del sistema vescico-sfinterico e pertanto permette di comprendere almeno in parte i meccanismi alla base dei sintomi segnalati dalla paziente. Si parla allora di diagnosi di “iperattività detrusoriale” (il detrusore è il muscolo che forma la vescica) quando, in presenza di sintomi urinari, si rilevano delle involontarie contrazioni del detrusore durante il riempimento della vescica, quando questa dovrebbe invece essere rilasciata. Si parla di “ipersensibilità vescicale” nel momento in cui, al riscontro urodinamico, i sintomi urinari si accompagnano a un’aumentata sensibilità vescicale e a una bassa capacità di riempimento vescicale (in assenza di anomali incrementi della pressione vescicale).
È da sottolineare come la presenza di un sintomo non corrisponda automaticamente a un determinato quadro urodinamico: è dunque necessario effettuare tale esame laddove si voglia una diagnosi più approfondita. Peraltro, le linee guida internazionali raccomandano l’uso di tale esame solo in fase di approfondimento, ritenendo che sia da intraprendere una terapia di tipo farmacologico e conservativo sulla base dei sintomi, riservando l’Urodinamica ai casi d’insuccesso o ai casi complicati o, ancora, in previsione di una soluzione chirurgica.
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L’APPROPRIATEZZA TERAPEUTICA: CURE GIUSTE ALLA PERSONA GIUSTA E AL MOMENTO GIUSTO
Intervista a Lucia Turco, Direttore Sanitario, Presidio Ospedaliero Santa Maria Annunziata, Responsabile Centro Studi Salute di Genere, Azienda Sanitaria di Firenze
IN CHE MODO SI ATTUA UN CORRETTO PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO E QUALI SONO I VANTAGGI NELL’OTTICA DI RISPARMIO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE?
Il percorso diagnostico-terapeutico è quel percorso clinico-organizzativo che parte dalla presa in carico del problema del paziente e continua in tutti i successivi passi della diagnosi, del trattamento e della riabilitazione, sulla base delle cosiddette best practices, descritte e conosciute a livello nazionale e internazionale e supportate dalla letteratura scientifica. Solo tale percorso, nella sua integrità, consente di garantire un’appropriatezza delle cure: una sfida difficile, ma l’unica che può mantenere la sostenibilità del sistema: cure giuste, alla persona giusta e al momento giusto, evitando spese e sprechi che derivano da terapie e prestazioni inappropriate.
TALE PERCORSO PUÒ ESSERE APPLICATO ANCHE ALLA DIAGNOSI E ALLA CURA DELL’INCONTINENZA URINARIA?
Sicuramente sì. La patologia riguardante l’incontinenza urinaria, come anche la sindrome da Vescica Iperattiva, risultano oggettivamente sottovalutate: dal punto di vista del percorso diagnostico-terapeutico non c’è un’appropriata presa in carico da parte del Servizio Sanitario Nazionale, sia dal punto di vista della valutazione diagnostica, sia negli aspetti terapeutici e riabilitativi. Ciò comporta che gli interventi non risultano adeguati, producendo una diagnostica che spesso non porta a diagnosi e terapie corrette e implica esborsi inutili e una lievitazione dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale. Quando poi è affrontata in ritardo, i costi aumentano ulteriormente. Una mancata presa in carico della patologia dell’incontinenza urinaria, una sottovalutazione diagnostica e uno scorretto approccio terapeutico provocano in primis ripercussioni sulla salute della persona, che si trova a dover affrontare non pochi problemi nella gestione della vita quotidiana, che si ripercuotono sulla salute e sulla qualità della vita della persona e non ultimo anche sull’attività lavorativa. A ciò si aggiungono ulteriori costi indiretti nel prosieguo dell’iter curativo, che spesso finiscono per incidere anche in misura maggiore, specie se consideriamo che, secondo una consolidata letteratura scientifica, l’incontinenza urinaria, se correttamente diagnosticata, può essere efficacemente prevenuta e curata con farmaci e con interventi riabilitativi.
È proprio in quest’ottica che nell’Azienda Sanitaria di Firenze il Centro Studi Salute di Genere con il Centro di Uroginecologia dell'Unità di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale del Mugello hanno da qualche tempo iniziato a realizzare il percorso assistenziale per l’incontinenza urinaria nella donna. Tale iniziativa vede oggi un forte rilancio nel nuovo progetto “Percorso incontinenza urinaria” che è il risultato di una partnership aziendale con Astellas Pharma. È infatti imminente la partenza della nuova iniziativa supportata dalla farmaceutica che vedrà il completamento e la definitiva implementazione del Percorso nella Zona del Mugello e l’avvio dello stesso nel Centro di Uroginecologia della Azienda Sanitaria di Firenze.
QUANTO È IMPORTANTE, NELL’ORGANIZZAZIONE SANITARIA, PUNTARE SULL’APPROPRIATEZZA DELLA CURA?
Oggi siamo di fronte a problemi sempre più pressanti di sostenibilità del Servizio Sanitario. Tuttavia, sostenibilità significa anche qualità dell’assistenza, cioè garantire da un punto di vista economico la possibilità di erogare le prestazioni migliori, cioè quelle supportate da evidenza scientifica. Affrontare il problema dell’appropriatezza delle cure significa lavorare su un progetto di media-lunga durata e su uno degli aspetti più difficili delle organizzazioni sanitarie dal momento che, per attuarlo, è necessario mettere in sintonia tutte le componenti del sistema, che vanno da quelle più tecnico-professionali a quelle organizzative e regolatorie, declinate in termini di efficacia clinica, conoscenza scientifica, organizzazione, competenze. Ecco perché è necessario lavorare su tutto il percorso assistenziale, al fine di erogare un’assistenza in un continuum e non solo spot di prestazioni, che possono essere diagnostiche, farmacologiche o cliniche, ma che da sole non possono garantire un’efficace presa in carico del paziente e la conseguente sostenibilità dell’assistenza.
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TERAPIA FARMACOLOGICA DELL’INCONTINENZA: OTTIMO IL RAPPORTO COSTO/EFFICACIA
Intervista a Mario Eandi, Professore ordinario di Farmacologia, Università di Torino
QUALI SONO I COSTI IN TERMINI ECONOMICI E SOCIALI DELLA SINDROME DA VESCICA IPERATTIVA E DELLA CORRELATA INCONTINENZA URINARIA?
Queste patologie rappresentano un problema sanitario ad alto impatto sociale sia sui costi sanitari sia sulla qualità di vita dei pazienti e familiari; l’attenzione agli aspetti farmacoeconomici, cioè l’individuazione, la definizione e la valorizzazione dei costi diretti ed indiretti della patologia e delle relative strategie assistenziali è dunque di fondamentale importanza per formulare approcci diagnostici e terapeutici che offrano la migliore risposta alle domande dei pazienti.
Un’analisi condotta in Europa ha stimato che circa il 6% della popolazione italiana soffre di Vescica Iperattiva, per una spesa totale stimata in circa 1,4 miliardi di euro (principalmente ascrivibile agli ausili assorbenti) e una spesa media per paziente/anno di circa 700 Euro (figura 1 e 2).
Il costo per l’acquisto dei farmaci utili per controllare i sintomi della Vescica Iperattiva non rappresenta la principale voce di costo tra quelli che incidono sulla spesa sanitaria. Tuttavia, la scelta del farmaco maggiormente costo/efficace, tra le alternative disponibili, può consentire livelli di efficienza allocativa migliori sia per le risorse pubbliche sia per quelle private.
PUÒ FORNIRCI UNA VALUTAZIONE FARMACOECONOMICA DEI FARMACI ANTIMUSCARINICI NEL TRATTAMENTO DELL’INCONTINENZA DA VESCICA IPERATTIVA?
I farmaci antimuscarinici rappresentano la classe farmacologica più frequentemente indicata nel trattamento dell’incontinenza urinaria associata a Vescica Iperattiva.
Uno studio condotto negli USA (Ko et al., Pharmacotherapy, 2006) e confermato più recentemente (Cardozo et al., B.J.U. Int. 2010), ha dimostrato che la solifenacina è l’antimuscarinico dotato di miglior rapporto costo/efficacia. In confronto con altri antimuscarinici, la solifenacina è risultata essere maggiormente costo-efficace, sia in relazione all’urgenza sia alla frequenza degli episodi.
Altri autori (Watanabe et al., Urology 2010) hanno valutato la costo/efficacia di terapie alternative o complementari a quelle farmacologiche utili per l’incontinenza urinaria (neuromodulazione sacrale, instillazione endovescicale di tossina botulinica, procedure di cistoplastica), evidenziando come questi approcci terapeutici siano gravati da costi relativamente elevati, che ne indicano la scelta solo in pazienti accuratamente selezionati.
In Italia è stato condotto uno studio (Pradelli et al., J. Med. Econom. 2009) che ha valutato la costo/efficacia dell’antimuscarinico solifenacina nel trattamento della sindrome da Vescica Iperattiva, che interessa nel nostro Paese circa 3,9 milioni di pazienti.
L’orizzonte temporale della simulazione è stato di 52 settimane (un anno) e il valore farmacoeconomico di solifenacina 5 mg/die è stato confrontato con quello di tolterodina, placebo o assenza di trattamento. L’efficacia dei trattamenti in esame è stata valutata mediante l’incremento del dry rate (percentuale di pazienti divenuti continenti tra quelli incontinenti alla valutazione basale) e la riduzione degli indici d’incontinenza, di frequenza e dalla riduzione del consumo di presidi assorbenti.
Il confronto farmacoeconomico tra solifenacina e tolterodina dal punto di vista del paziente indica che quest’ultimo farmaco è contemporaneamente più costoso e meno efficace.
D’altra parte, il paziente incontinente e responder in terapia con solifenacina può incrementare la spesa tra i 100 e i 400 euro circa all’anno, a fronte di un miglioramento della qualità di vita compreso tra il 13% e il 16% e una probabilità del 65% di tornare ad essere continente.
ESISTONO DEI FARMACI RIMBORSABILI DAL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE PER LA TERAPIA DELL’INCONTINENZA URINARIA?
L’incontinenza urinaria e la sindrome da Vescica Iperattiva sono patologie ad elevato impatto sociale e costituiscono un peso sanitario ed economico che attualmente, come spesa farmacologica ricade quasi esclusivamente sul paziente: i farmaci antimuscarinici infatti non sono rimborsati da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
Relativamente ai presidi assorbenti, da alcune interviste condotte presso farmacie territoriali è emerso che solo i casi di incontinenza più grave ottengono la fornitura gratuita di presidi, mentre la maggioranza dei pazienti moderatamente incontinenti (come la maggioranza dei pazienti con sindrome da iperattività vescicale) provvede personalmente all’acquisto.
POSSIAMO QUANTIFICARE, ANCHE SOLO TEORICAMENTE, L'IMPATTO SUL BUDGET DEL PAZIENTE E DEL SISTEMA SANITARIO DEL RIMBORSO DEI FARMACI ANTIMUSCARINICI PER L'INCONTINENZA URINARIA DA VESCICA IPERATTIVA?
Sotto il profilo dell’analisi dei costi, il meccanismo con cui i pazienti accedono al rimborso è variabile a livello regionale e dunque diventa impossibile stimare con precisione il costo sostenuto dal Servizio Sanitario Nazionale. Poichè gli antimuscarinici selettivi sono il trattamento farmacologico maggiormente costo/efficace, una loro ammissione alla rimborsabilità (Fascia A) per i pazienti incontinenti responders indurrebbe un impatto sul budget della spesa farmaceutica sostenibile e in parte bilanciato dal risparmio su altre voci di spesa, come esami e ricoveri.
Fonte: Pro Format Comunicazione – Ufficio stampa per Donne Vip