Melanomi
Si chiama "dermoscopia" ed è una tecnica che consente di distinguere i tumori della pelle dai normali nei. Come funziona
Descrizione
E' come una tigre: se ha 3 giorni è del tutto innocuo, se ha 3 mesi potrebbe fare molto male, se ha 3 anni è estremamente pericoloso.
Questo paragone esprime bene quello che succede generalmente nel caso in cui ci si ammali di melanoma, la forma più aggressiva tumore della pelle.
Il melanoma cutaneo (cioè della pelle) è ritenuto uno dei tumori più maligni che si conoscano, ma è l'unico a essere visibile già durante le primissime fasi.
Scoprirlo presto è possibile perchè si manifesta sin dall'inizio a livello superficiale ed è, quindi visibile a occhio nudo. E la diagnosi precoce salva la vita.
Guarigione sicura
Se, infatti, viene individuato a uno stadio iniziale, può essere asportato quando ancora non è riuscito a diffondersi, consentendo una percentuale di guarigione pari quasi al 100 per cento.
Oggi, grazie a un particolare apparecchio detto "dermoscopio", la diagnosi può essere ancora più:
- precoce,
- certa.
Negli ultimi anni, la capacità di diagnosi, infatti, è notevolmente migliorata.
Tre tappe
Fino agli anni '60-'70, la diagnosi del melanoma era basata sulla cosiddetta "sintomatologia clinica", in pratica sul riconoscimento dei sintomi, quali:
- prurito,
- l'ulcerazione,
- il sanguinamento.
Tuttavia, si tratta di segni che il melanoma dà della sua presenza quando ormai è già a uno stadio molto avanzato.
In questo caso, quindi, la guarigione completa del malato è piuttosto rara.
Un passo avanti
Negli anni '80 fu introdotta la regola dell'ABCDE, una formula che riassume i 5 caratteri morfologici più importanti per la diagnosi del melanoma, cioè:
- l'asimmetria,
- i bordi irregolari,
- il colore variegato,
- le dimensioni (maggiori di 5 millimetri),
- l'evoluzione.
Si tratta di un metodo di valutazione atttaverso cui il dermatologo può identificare un sospetto melanoma. L'insieme dei segni dell'ABCDE rappresenta a tutt'oggi un criterio di diagnosi affidabile.
Il problema, tuttavia, è che tale formula non è sempre verificabile. Infatti, numerosi nei benigni possono essere falsamente interpretati come melanoma e viceversa. L'ABCDE, quindi, spesso può comportare asportazioni inutili di nei comuni.
Dagli anni '90
Per migliorare i metodi di diagnosi, negli anni '90 è stata introdotta la dermoscopia, una tecnica che consente di identificare il tumore in maniera più sicura.
Essa, infatti, consente di visualizzare in maniera più precisa le lesioni pigmentate della pelle.
Si tratta di un esame indolore e non invasivo che, dall'osservazione della pelle attraverso un microscopio, permette al dermatologo di osservare nuovi aspetti del melanoma, non visibili a occhio nudo (la cosiddetta "osservazione clinica").
Negli ultimi 10 anni questo metodo è stato oggetto di numerosi studi scientifici e di sperimentazioni che ne hanno dimostrato l'affidabilità.
La dermoscopia, infatti, permette di:
- diagnosticare circa il 20 per cento dei melanomi in più rispetto al solo esame visivo,
- evitare molte asportazioni non necessarie di nei benigni.
Meno errori
Alcune statistiche relative al rapporto tra melanomi veri e numero totale di lesioni a sportate mostrano che:
- attraverso l'esame a occhio nudo da parte di un dermatologo, viene riconosciuto circa 1 melanoma ogni 15 lesioni asportate;
- con la dermoscopia, il rapporto medio si attesta a 1 melanoma ogni 5 lesioni sportate.
La macchina, oltre a consentire una diagnosi più sicura, ha anche un altro scopo: quello di archiviare le immagini di un neo modo da poterle confrontare in futuro con il neo stesso. Il paragone serve per osservare l'evoluzione del neo nel tempo.
Gli esperti
Sempre allo scopo di aumentare la certezza della diagnosi, si è svolto a Roma quest'anno un convegno dei massimi esperti in campo dermoscopico, per mettere a punto alcune linee guida. Si tratta di punti di riferimento accertati e adottati a livello internazionale.
Il progetto è nato dalla collaborazione delle Università di Graz (Austria) con quelle di Napoli e di Roma (Tor Vergata).
Cinquanta esperti provenienti da tutto il mondo hanno valutato una serie di lesioni pigmentate della pelle dando i propri giudizi sui criteri diagnostici utilizzati.
I risultati
L'analisi dei dati ha evidenziato la validità dei criteri più importanti per fa diagnosi del melanoma.
Questo significa che esistono parametri oggettivi e osservabili per differenziare un melanoma dai nei benigni.
Due di questi criteri sono:
- Il reticolo pigmentario, che rappresenta la distribuzione della melanina per valutare se è regolare o meno;
- Il velo bluastro, una colorazione particolare che costituisce un carattere indicativo del melanoma.
Un altro punto preso in considerazione dal convegno era la possibilità di poter diagnosticare un melanoma basandosi soltanto sulla sua immagine, invece che sulla sua osservazione diretta al microscopio.
Se il metodo si rivelerà valido, si aprirà la possibilità di spedire verso Internet le fotografie del neo al fine di farlo esaminare da un medico esperto, che si può trovare in qualsiasi altra parte del pianeta.
Le conferme
I risultati presentati al convegno hanno confermato che il metodo di analisi virtuale delle immagini dermoscopiche è efficace.
Uno studio teledermoscopico, effettuato su 66 lesioni cutanee pigmentate, ha dimostrato che il grado di concordanza tra la diagnosi diretta sul malato e la diagnosi effettuata attraverso immagini teletrasmesse effettuata da espetti in dermoscopia è pari al 91 percento.
La diagnosi è, quindi, oggi più facile. Ma che cosa si può fare in caso di melanoma?
Come si manifesta
Più va giù
La serietà del melanoma dipende da quanto il tumore è riuscito a penetrare in profondità, cioè nelle cellule che si trovano sotto lo strato superficiale della pelle. I tumori possono essere di livelli diversi, in base alla loro invasività.
Superficiali
Sono le forme in cui le cellule tumorali sono penetrate nel derma* di meno di 0.75 mm.
Questi tumori sono guaribili nel 95 per cento dei casi.
e più è serio
"In situ"
Sono i melanomi localizzati nell'epidermide, lo strato più esterno della pelle.
La guarigione, nel caso di melanomi in situ, si verifica quasi sempre, perchè il tumore in questione non dà metastasi*. Le cellule maligne, infatti, non sono ancora penetrate nel derma dove sono presenti i capillari, i vasi sanguigni attraverso i quali il melanoma ha la possibilità di diffondersi.
Invasivi
Sono i melanomi penetrati nel derma medio.
Via via che il tumore della pelle si diffonde e penetra nell'ipoderma*, cioè negli strati sempre più profondi della pelle, la malattia diventa sempre più seria e con minori possibilità di guarigione.
Attenti a quei 5
Sotto le sembianze di nei normali si possono nascondere, in realtà, alcune forme di tumore della pelle. Ma il loro aspetto è particolare e cinque specifiche caratteristiche aiutano a riconoscerne la vera identità. Ognuna di esse inizia con una delle prime lettere dell'alfabeto.
Ecco come imparare queste semplici regole (vedi foto).
A come asimmetria
I melanomi non hanno in genere la parte destra uguale a quella sinistra.
B come bordi
I bordi del melanoma sono, di solito, irregolari.
C come colore
I melanomi non hanno un colore omogeneo
D come dimensioni
I melanomi hanno dimensioni superiori a 5 millimetri.
E come evoluzione
I melanomi crescono rapidamente nel tempo.
Esami
ESAME DERMOSCOPICO - come si esegue
Una semplice osservazione con uno speciale microscopio.
In questo consiste, per la persona che vi si sottopone, l'esame dermoscopico.
Il braccio del dermoscopio viene appoggiato sulla pelle, in corrispondenza del neo, che può esser visto ingrandito fino a 100 volte.
Il sistema consente di individuare alcune strutture tipiche del melanoma, che a occhio nudo non si vedono.
Per diagnosticare le lesioni, è stato studiato un sistema, che ha due livelli principali:
- il primo prevede l'utilizzo di una lista di criteri per la differenziazione delle lesioni pigmentate melanocitiche (cioè dovute alla melanina, come i nei e i melanomi) da quelle pigmentate non melanocitiche (come per esempio basaliomi, cheratosi seborroiche e lesioni vascolari),
- il secondo utilizza altri sistemi diagnostici per differenziare un neo melanocitico benigno da un melanoma.
Il medico, infine, traccia la cosiddetta "mappatura dei nei", cioè registra le immagini dei nei presenti, allo scopo di seguirne l'evoluzione nel tempo.
Diagnosi a distanza
E' la cosiddetta "teledermatologia", che consente di effettuare la diagnosi a distanza. Questo metodo permetterà, quindi di:
- potersi avvalere della consulenza di centri d'eccellenza, specialmente in caso di dubbio;
- poter far esaminare il neo da parte di un esperto se il medico che effettua l'esame non è speclalizzato nel riconoscimento dei melanomi.
Questa possibilità è molto utile soprattutto alle persone che hanno un numero notevole di nei e che, di conseguenza, devono farsi controllare almeno 3 volte all'anno.
Se, infatti, nel loro luogo di residenza non si trova un ambulatorio di dermatologia, potranno effettuare l'esame dermoscopico dal loro medico curante, che invierà le immagini a un centro di riferimento per la diagnosi.
LA CURA DEL FUTURO
Si chiama "vaccino", ma in realtà è una vera e propria cura.
E' l'ultimo metodo di cura, per ora effettuato soltanto a livello sperimentale, per trattare il melanoma metastatico.
La cura funziona essenzialmente come una vaccinazione: si inocula nell'organismo una sostanza; chiamata "antigene", in grado di essere riconosciuta come "nemica" dalle difese naturali e, specificamente, da particolari cellule (i linfociti B). Il riconoscimento mette in moto una serie di reazioni che determinano, alla fine, l'attivazione di altre cellule di difesa (i linfociti citotossici o linfociti T, che si attaccano all'antigene inoculato per distruggerlo.
In un vaccino mirato a combattere i tumori, gli antigeni inoculati sono sostanze che fanno parte del tumore stesso. Lo scopo è quello di far sì che i linfociti B riconoscano le sostanze tumorali presenti come "nemiche" e che, di conseguenza, scatti l'allarme per i linfociti T, che le attaccano. A questo punto, ogni cellula del tumore verrebbe distrutta, in modo naturale, dalle difese dell'organismo.
Terapia
La cura consiste essenzialmente nell'asportazione chirurgica della lesione tumorale. A questo scopo la persona deve sottoporsi un intervento che avviene, nella maggior parte dei casi, in anestesia locale.
Il chirurgo asporta una losanga di pelle comprendente:
- le lesione
- alcuni millimetri di pelle sana.
Successivamente, su un campione di tumore viene eseguita l'analisi istologica, che consente di idividuare la natura esatta del tessuto.
Sarà, poi, l'oncologo a stabilire se vi è la necessità di sottoporre la persona a trattamenti succcssivi come per esempio la chemioterapia*.
Poco sole e occhi aperti
Due sono i comportamenti da seguire per proteggersi dal pericolo dei melanomi. Il primo è quello di difendere la pelle dai danni provocati dal sole. A questo scopo, è opportuno sia limitare il tempo di esposizione al sole, evitando di farlo nelle ore più centrali del giorno, sia utilizzando sempre un filtro solare adatto al proprio tipo di pelle (fototipo).
Il secondo è quello di effettuare l'autoesame (vedere il riquadro a pagina 12), cioè di controllare periodicamente (ogni sei mesi circa) i propri nei e verificare se ne sono spuntati di nuovi.
Due cattivi compagni
E' il più pericoloso, ma non l'unico tumore della pelle. Insieme al melanoma, infatti, anche altre forme di tumore possono colpire la pelle. Si tratta:
- dei basaliomi: non invasivi, sono dannosi perchè distruggono i tessuti vicini;
- degli spinaliomi: i tumori più seri, perchè possono diffondersi (anche se in una moderata percentuale di casi).
Una volta riconosciute dal dermatologo, queste forme tumorali devono essere asportate chirurgicamente.
Indirizzi
Se ci si accorge di avere un neo sospetto è opportuno recarsi immediatamente da uno specialista in dermatologia, che sia anche esperto nel riconoscimento del melanomi.
Per sapere quali centri sono dotati di dermoscopio, è possibile telefonare al numero verde 800/703050, attivo tutto l'anno dalle 9,30 alle 13 e dalle 14,30 alle 18.
Per quanto riguarda la nuova cura chiamata "vaccino", bisogna inviare via fax allo 02/23902630 una breve relazione clinica scritta dal proprio medico curante e comprensiva di un recapito telefonico, indirizzata al pro fessor Giorgio Parmiani dell'istituto nazionale dei tumori di Milano.
La nuova cura può, però, essere utilizzata sui malati che non rispondono bene alle cure tradizionali già dimostrate scientificamente.
Note
I fattori di rischio
Pur non essendo ancora del tutto conosciute le cause del melanoma, alcuni fattori aumentano la possibilità di ammalarsi di questa forma di tumore. Ecco quali sono.
Il sole
E' ormai noto che i raggi solari UVB giocano un ruolo centrale nella comparsa di questa neoplasia.
Numerosi studi hanno rilevato un'evidente correlazione fra le esposizioni solari acute e intermittenti (che provocano per esempio forti scottature) e il rischio di melanoma.
Gli altri tumori cutanei (vedere il riquadro qui in alto) si associano maggiormente alle esposizioni prolungate, come nel caso di chi sta sotto i raggi del sole a lungo (marinai e muratori).
La predisposizione
Il 10 per cento dei melanomi colpisce persone che hanno avuto casi simili nella loro famiglia d'origine.
Per questo motivo, si pensa che ci possa essere una predisposizione genetica a tale malattia.
Il numero di nei
Tanto più numerosi sono i nei quanto più è alta la possibilità di ammalarsi.
Le lentiggini, invece, sono del tutto innocue e non costituiscono un rischio aggiuntivo.
News
epidemia mondiale
La crescita dei tassi d'incidenza del melanoma è superiore a quelli registrati per tutti gli altri tipi di tumori maligni, tanto che oggi si parla di "epidemia melanoma". Attualmente, questa forma occupa il settimo posto fra i tumori maligni più frequenti nell'uomo.
Addirittura, il melanoma costituisce il tumore più frequente in assoluto nelle donne fra i 25 e i 29 anni d'età ed è secondo soltanto al cancro della mammella nelle donne fra 130 e 134 anni.
Dati recenti indicano che negli Stati Uniti d'America sono diagnosticati circa 32mila nuovi casi all'anno.
In Italia, pur essendo incompleti e frammentari i dati di sorveglianza nazionale, l'incidenza sembra essere più bassa (circa 7 casi su 100mila abitanti per anno).